ilNapolista

Conte: «Il mio capolavoro è stato lo scudetto con l’Inter. Abbiamo rovesciato una monarchia sportiva».

Alla Gazzetta: «Nel tempo si capirà meglio la sua straordinarietà. Senza di noi, la Juve sarebbe ancora lì davanti. Quando batti qualcuno, ne mini le certezze».

Conte: «Il mio capolavoro è stato lo scudetto con l’Inter. Abbiamo rovesciato una monarchia sportiva».
2021 archivio Image Sport / Calcio / Tottenham / Antonio Conte / foto Imago/Image Sport

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista ad Antonio Conte, ex allenatore dell’Inter oggi al Tottenham. Racconta di aver accettato la sfida dopo soli 4 mesi di stop perché si trattava della Premier.

«Solo il fascino della Premier poteva convincermi a tornare in pista così presto. Quando il presidente Levy mi ha cercato la prima volta a giugno, l’avevo ringraziato ma non me l’ero sentita. Il biennio con l’Inter premiato con uno scudetto di cui nel tempo si capirà meglio la straordinarietà per la mole di lavoro svolta in soli due anni per vincerlo, abbattendo l’egemonia della Juve, aveva lasciato tante tossine da smaltire. Un lavoro totalizzante e durissimo, culminato nella gioia per il risultato raggiunto, ma anche nella grande delusione per il cambio di programmi e prospettive che hanno portato alla separazione. Avevo bisogno di staccare la spina. Ma quando Levy è tornato alla carica mi ha convinto dimostrando di volermi a tutti i costi. Nel suo progetto ho percepito la visione».

Definisce quella del Tottenham la scelta più stimolante e difficile della sua carriera.

«Ho sempre preso squadre che venivano da momenti difficili, in cui si doveva ricostruire: la Juve era fuori dalle Coppe, la Nazionale era uscita ai gironi al Mondiale 2014, il Chelsea veniva da undecimo posto, l’Inter non vinceva dal 2010… Non ho mai fatto scelte comode, ma questa del Tottenham è certamente la più difficile e per questo anche la più stimolante».

Ma il suo vero capolavoro resta lo scudetto con l’Inter.

«Il vero capolavoro è stato lo scudetto con l’Inter. In due anni abbiamo rovesciato una monarchia sportiva. Se non ci fossimo stati noi a interrompere il ciclo bianconero, la Juve sarebbe ancora lì davanti. Quando batti qualcuno, ne mini le certezze».

Sulla corsa scudetto:

«Al momento sembra una corsa a tre insieme all’Inter. Ma ora sono impegnato a pensare a chi lotta al vertice in Premier…».

Sulla differenza tra Premier e Serie A. In Premier, dice,

«La maggiore intensità e il minore tatticismo che rendono le partite più spettacolari. Si va a folate continue. C’è un atletismo diverso. Se un giocatore non è forte, veloce e resistente, in Premier non può giocare. Anche i giocatori piccoli qui sono fatti di granito. Il campionato inglese ti migliora: vale per i calciatori, ma anche per gli allenatori. Ed in generale è l’ambiente intorno, lo spettacolo in campo, il rispetto per i protagonisti, la maniera di vivere la partita come un grande evento sportivo che è diversa rispetto all’Italia. Qui si respirano meno veleni e polemiche».

Sull’Italia di Mancini, a cui manca un grande attaccante:

«Non abbiamo top player come Lukaku o Kane. Però non sviliamo Immobile. Per me resta imprescindibile. Viene sottovalutato il lavoro che fa: ogni partita invece corre più di tutti, attacca la profondità, lotta».

E per la qualificazione al Mondiale, l’unica avversaria da temere è il Portogallo.

«È una squadra forte, piena di giocatori di qualità, non solo Ronaldo. Le altre non mi preoccupano, ma con loro
la sfida è alla pari».

ilnapolista © riproduzione riservata