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Thuram: «Il razzismo è una truffa, se i calciatori bianchi non fermano le partite non cambierà nulla»

“Sono arrivato in Italia nel 1997 e negli stadi c’erano cori razzisti. Ora è il 2021 e ci sono ancora. Le autorità non hanno fatto il loro lavoro”

Thuram: «Il razzismo è una truffa, se i calciatori bianchi non fermano le partite non cambierà nulla»
Gc Parigi (Francia) 26/03/2008 - amichevole / Francia-Inghilterra / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Liliam Thuram

Lilian Thuram è ormai un’icona dell’antirazzismo. L’ex campione francese nel 2008 ha creato una Fondazione che prova a fare quella cosa di cui tutti si riempiono la bocca, spesso a gratis: educare i giovani a non odiare. Ha fatto campagne contro il sessismo e l’omofobia, ha consigliato il governo francese sull’integrazione sociale, è stato ambasciatore dell’Unicef ​​e, per i suoi sforzi contro la discriminazione è stato insignito di lauree honoris causa dall’Università di Stirling e Stoccolma. Ha scritto diversi libri. L’ultimo “White Thinking: Behind the Mask of Racial Identity”, appena uscito. In esso invoca il “suicidio razziale”,  e scrive di “prigioni di identità”.

“Se dobbiamo parlare di razzismo, è con i bianchi che dobbiamo parlare – dice al Guardian – È come con il sessismo, le persone che hanno bisogno di essere educate sono uomini e ragazzi. La gente ha bisogno di conoscere la storia della razzializzazione del mondo”.

Thuram spiega di aver saputo che la razza è un’imposizione dall’esterno, da quando si è trasferito dalla Guadalupa, dove è nato, a Parigi all’età di nove anni. Fu allora che, a causa della percezione degli altri, “diventai nero”.

“Nessuno nasce bianco o nero”, dice. “Dobbiamo tutti essere consapevoli che la storia ci ha portato a indossare maschere color pelle. Quando comprendiamo la storia, capiamo che il razzismo è sempre stato una truffa. È sempre stata una costruzione politica volta a spezzare i legami di solidarietà tra gli esseri umani al fine di sfruttare alcune persone in modo che una minoranza possa arricchirsi”.

“In generale, la maggioranza non vuole cambiare perché si è abituata alle proprie abitudini. Quindi una minoranza deve essere in grado di istigare il cambiamento”. E c’entra anche lo sport, il calcio. “È molto importante che i giocatori continuino a inginocchiarsi prima delle partite. Bisogna congratularsi con il calcio inglese per aver continuato a farlo; sono davvero pionieri nello sviluppo della consapevolezza, almeno nel calcio. Quello che stanno facendo incoraggia le persone a riflettere”.

E Thuram ribalta il concetto che siano gli stessi calciatori di colore a dover prendere in mano le redini del dibattito:

“Molto spesso ai giocatori che sono bersaglio del razzismo viene chiesto ‘che dovremmo fare al riguardo?’ E’ molto ipocrita perché suggerisce che spetta a loro trovare soluzioni come se fossero il problema. Sta ai giocatori bianchi, che di solito sono la maggioranza, rifiutarsi di continuare a giocare. Allora i poteri forti saranno costretti ad agire”.

“Sono arrivato in Italia nel 1997 e negli stadi c’erano cori razzisti. Ora è il 2021 e ci sono ancora cori razzisti negli stadi. Ciò significa che le autorità non hanno fatto il il loro lavoro”.

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