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Sacchi: «I grandi giocatori una mano te la danno e l’altra te la tolgono»

Al Festival dello Sport: «i piedi mi interessavano poco, mi interessavano gli uomini. Non ho rimpianti ma volevo sempre fare di più e meglio è così lo stress mi ha consumato» 

Sacchi: «I grandi giocatori una mano te la danno e l’altra te la tolgono»
1994 archivio Storico Image Sport / Italia / Roberto Baggio-Arrigo Sacchi / foto Aic/Image Sport

Arrigo Sacchi è intervenuto a Trento al Festival dello Sport organizzati dalla Gazzetta dello Sport. Ecco alcune delle sue dichiarazioni:

Ho cercato di fare giocare le mie squadre come pensavo dovessero giocare. I piedi mi interessavano poco, mi interessavano gli uomini. Volli Ancelotti perché era generoso, aveva passione ed entusiasmo. Sapevo che avrebbe dato tutto. Quando hai queste persone è più facile vincere.

Per me il calcio è uno spettacolo, se tu puoi fare otto gol devi fare otto gol.

Col Milan la soddisfazione più grande era quando riempivamo gli stadi. Dopo un anno di Milan siamo passati da 30 mila abbonati a 66 mila abbonati. Non ho rimpianti ma volevo sempre fare di più e meglio è così lo stress mi ha consumato.

Il calcio attuale è cambiato tanto. Deve rinnovarsi, sennò diventa retrò, come tutte le altre cose. In Italia adesso gli allenatori hanno più coraggio, una propria identità anche le squadre più piccole. Iniziò l’Empoli di Sarri, ricordo il match col Milan in cui dominò la gara e impose il proprio gioco.

Messi-Mbappé-Neymar? Maradona non ha mai vinto la Champions, da soli è tutto più difficile. I grandi giocatori una mano te la danno e l’altra te la tolgono. Noi al Milan ci muovevamo tutti insieme, facendo un pressing compatto.

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