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«I miei genitori sono morti a Rigopiano. Il Comune mi aveva promesso loculi mai ricevuti, è una vergogna» 

La figlia di due vittime della tragedia del 2017 al CorSera: «Lotto da cinque anni per seppellirli insieme. Dicono che non ce li vogliono dare perché abbiamo avuto dei soldi dallo Stato»

«I miei genitori sono morti a Rigopiano. Il Comune mi aveva promesso loculi mai ricevuti, è una vergogna» 

Sul Corriere della Sera la denuncia della figlia di due vittime della tragedia di Rigopiano, del 18 gennaio 2017: nel pomeriggio di quel giorno, una massa di neve, sassi, alberi e ghiaccio dalla potenza di 4.000 tir a pieno carico, piombò sull’albergo che ospitava 29 persone e lo rase al suolo. Erano ore che gli ospiti dell’albergo, vista la gravità della situazione, chiedevano una turbina per pulire la strada e poter tornare a casa. Sopravvissero solo 11 persone.

A parlare è Federica De Pietro, figlia di Piero e Barbara, di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara. Racconta che alla fine di gennaio 2017, andò in Comune con la sorella per comprare i loculi per seppellire i genitori. Il funerale si era svolto pochi giorni prima, i corpi erano stati provvisoriamente posti in una cappella di famiglia. Il sindaco, a nome dell’amministrazione, le disse di non preoccuparsi, perché avrebbero fornito loro i loculi.

«Disse che i loculi ce li avrebbero dati loro. Specificò che valeva anche per gli amici di mamma e papà, pure loro residenti a Loreto. “Li mettiamo tutti e quattro vicini, ci sembra giusto ricordare così le nostre vittime”, disse. Io, mia sorella e i tre orfani dell’altra coppia apprezzammo quel gesto di gentilezza e di umanità. E da allora in poi abbiamo aspettato una chiamata, un documento, una richiesta di firma. Insomma: qualcosa. E invece questa storia è diventata grottesca e la sola cosa certa, oggi, è che i loculi non ci sono».

Ad aprile dell’anno scorso, anche la nonna di Federica muore. Nella cappella di famiglia non c’è più posto. Allora la ragazza torna alla carica con il Comune.

«Chiamai il sindaco e gli feci presente che se fosse morta avremmo avuto un problema perché nella cappella di famiglia c’erano i miei e quindi non c’era posto. È ora che ci diate quei benedetti loculi, chiesi. E lì capii…».

La nonna muore a giugno, Federica è costretta a spostare il cadavere della madre.

«Ho comprato di corsa uno spazio che non potrà essere definitivo per trasferirla. Da allora sogno ogni notte mia madre. Ormai ne ho fatto una questione di principio, come si dice. Adesso io quei loculi li pretendo. Io li stavo comprando e non avrei chiesto niente a nessuno. E nemmeno adesso sto elemosinando. Ma se tu, amministrazione, vieni da me e fai una promessa solenne per onorare i tuoi cittadini, poi non puoi tirarti indietro. C’è chi dice che non ce li vogliono più dare da quando noi orfani abbiamo avuto una prima parte di soldi dallo Stato. Se a qualcuno è venuto in mente un pensiero tanto meschino vorrei dirgli anzitutto di vergognarsi. E poi un’altra cosa: non abbiamo vinto un Superenalotto, abbiamo perso i pilastri della nostra vita».

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