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Collina: «L’arbitraggio mi ha insegnato a prendermi le responsabilità. L’alopecia areata è una malattia»

L’Intervista a El Mundo: “Ho visto bambini con alopecia subire attacchi crudeli, non ammetto battute sulla mia calvizie. Il giorno della finale Mondiale ho fatto un pisolino”

Collina: «L’arbitraggio mi ha insegnato a prendermi le responsabilità. L’alopecia areata è una malattia»
Db Bari 01/09/2016 - amichevole / Italia-Francia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Pierluigi Collina

El Mundo ha intervistato Pierluigi Collina, “nominato il miglior arbitro della storia così tante volte che possiamo già considerarlo un dato di fatto”. Lui, il mito italiano dell’arbitraggio internazionale ci scherza su: “posso vantarmi un po’, ma quando lo dicevano mentre ancora arbitravo era una responsabilità un po’ scomoda, perché ci si aspettava che non sbagliassi mai”. Poi confessa di godersi questa strana notorietà che gli ha regalato un mestiere odiato un po’ da tutti.

“Ho iniziato a 17 anni e mi sono ritirato a 45, ho arbitrato partite di altissimo livello, ho raggiunto il massimo delle esperienze che si possono vivere in questa professione, ma quello che per me è veramente importante è stato quello che mi ha insegnato l’arbitraggio a 17 anni. È un’età molto importante per la formazione di un uomo e ho imparato a prendere decisioni e ad esserne responsabile in un’età in cui, normalmente, la vita ancora non te chiede. Quando ti vedi da bambino che infliggi una punizione a un uomo di 15 anni più grande di te, cresci in fretta. Per me, tutto nella vita sono decisioni e responsabilità e questo mi è stato insegnato dall’arbitraggio”.

Collina dice che il problema non riguarda gli arbitri professionisti, ma quelli delle categorie inferiori, che vengono persino aggrediti.

“L’esempio dato ai bambini è terribile, perché i bambini non giocano a calcio per diventare professionisti, cioè uno su mille, giocano per imparare a vivere. E c’è un arbitro, che non vive nemmeno di questo ma dà qualcosa alla società per far divertire i bambini, che incontra un pazzo che lo picchia. È una barbarie. Non devi preoccuparti di arbitri professionisti, ma dei dilettanti”.

Collina ha ricevuto per sei anni consecutivi (1998-2003) il premio come migliore arbitro dell’anno dalla Fifa, ha arbitrato le finali dei Giochi Olimpici (1996), della Champions (1999) e dei Mondiali (2002). Il segreto: la calma.

Se si giocava di notte, facevo sempre un pisolino e il giorno della finale Mondiale non è andata diversamente. Una finale non è una cosa di vita o di morte, non la vivi in ​​modo diverso dal resto delle partite o ti innervosisci di più. L’ho vissuta in modo così normale che oggi non ricordo niente in particolare”.

La sua immagine è legata alla calvizie. Collina ne parla molto seriamente:

“L’alopecia areata è una malattia. Per me, e ancora di più dopo tanti anni, non è un problema. Quando tutti i miei capelli sono caduti, all’età di 24 o 25 anni, avevo un amico che era come un fratello per me e gli è stato diagnosticato un cancro. La sua testa era simile alla mia, ma per un motivo molto più serio e morì un paio d’anni dopo. Da quel momento ho relativizzato molto il mio problema, ma il problema non sono io. Sono i bambini. Ho visto bambini con alopecia passare un brutto periodo, subire attacchi crudeli… E per le ragazze è anche peggio. È una malattia, è grave, provoca dolore a molte persone e sulla mia calvizie non ammetto battute. Nemmeno una”.

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