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Boban: «Al Milan tanti non amano il calcio e capiscono poco il club, meno male che Maldini è rimasto»

Alla Gazzetta: «Rinunciare a Donnarumma non è stato da Milan. Scudetto? Il Napoli ha tutto: tecnica, resistenza, fisicità, gioco. Superlega? Un tentativo vergognoso» 

Boban: «Al Milan tanti non amano il calcio e capiscono poco il club, meno male che Maldini è rimasto»
Db Torino 26/09/2019 - campionato di calcio serie A / Torino-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Zvonimir Boban

La Gazzetta dello Sport dà qualche anticipazione sull’intervista che apparirà domani su Sportweek a Zvonimir Boban, Chief of Football dell’Uefa ed ex dirigente Milan. Difende il suo tifo rossonero, dice che l’amarezza per l’addio al Milan è ormai passata.

«Sì, è passata. Nella vita ci sono cose ben peggiori dell’interruzione di un rapporto professionale. Sono in causa con Elliott, col Milan non potrò mai essere in causa. E sono felice di vedere che i ragazzi che abbiamo scelto abbiano intrapreso un cammino importante. Non ancora a livelli da vero Milan, quello che avevamo in testa io e Paolo Maldini, ma è già una squadra che può competere».

Parla di Paolo Maldini.

«Meno male che Paolo è rimasto in società. È cresciuto tanto, ora è un dirigente di alto livello. È necessario, tra tanti amministratori, uomini di marketing, esperti di numeri e gente che non ama il calcio e capisce poco del Milan. Ma non è stato giusto rinunciare a Donnarumma. Non è da Milan. Fatico ad accettarlo pur essendo Maignan un ottimo portiere. Se pensiamo al Milan come grande club, allora non può perdere il migliore al mondo nel suo ruolo. Gigio è un fenomeno che può entrare nella storia del calcio. Non riesco a giustificare la sua partenza».

Gli chiedono di elencare le sue favorite per lo scudetto.

«Dico il Napoli, poi l’Inter. Hanno qualcosa in più delle altre. Tecnica, resistenza, fisicità, gioco: il Napoli ha tutto».

Sulla crisi economica del calcio:

«E’ causata dalla pandemia. Ma ne parlano soprattutto presidenti e dirigenti di società che sono stati incapaci di controllare i conti e favorire il binomio squadre competitive e società sane. La Superlega? Un tentativo vergognoso, stoppato dalla gente prima ancora che dalle istituzioni. Questi miliardari hanno fatto male i conti del proprio club. Irresponsabili. Volevano tutto per sé, cancellare i valori e americanizzare questo sport».

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