ilNapolista

Bebe Vio: «Per una senza gambe la cosa più difficile al mondo è sopravvivere sui sampietrini»

Al CorSera: «Sono testarda, per questo resisto a tutto. Ho distrutto i miei piedi tecnologici per salire in cima allo Stromboli»

Bebe Vio: «Per una senza gambe la cosa più difficile al mondo è sopravvivere sui sampietrini»
Roma 01/06/2019 - Festa della Repubblica ricevimento al Quirinale / foto Samantah Zucchi/Insidefoto/Image nella foto: Bebe Vio

Il Corriere della Sera intervista Bebe Vio, medaglia d’oro nel fioretto individuale e d’argento in quello a squadre alle
Paralimpiadi di Tokyo. Racconta di cadere di continuo.

«Mi faccio male in qualsiasi modo, camminando per strada, salendo le scale, scendendo due gradini… Mi faccio male se piove e scivolo, mi faccio male se inciampo in una pietra, mi faccio male se mi distraggo un attimo e mi si storce un ginocchio… Non bastasse, a Trastevere dove faccio l’università americana, è pieno di sampietrini… Per una senza le gambe è la cosa più difficile del mondo, sopravvivere sopra ai sampietrini».

Si definisce una gran testarda.

«Testarda, più che dura. Per questo resisto a tutto».

L’ultima impresa è stata salire sulla vetta dello Stromboli, dodici chilometri di cammino in cui si è ritrovata con in piedi distrutti.

«Piedi tecnologici. Materiali speciali. Rovinati. Un disastro. Lo vedi il carbonio che ha bucato la plastica dura e esce fuori? È stata davvero dura, andar su fra le rocce. Ho preferito non mettere le scarpe e farmi la salita scalza. Ero consapevole che mi sarei ferita, sapevo che facendo quello sforzo sarei arrivata su con i monconi completamente rotti però salire era talmente bello!».

Bebe ha iniziato a praticare scherma quando aveva 5 anni e mezzo. A 11 anni meningite fulminante ha reso necessaria l’amputazione di avambracci e gambe. Un medico aveva sconsigliato alla madre di vaccinarla contro la meningite.

«Non posso dimenticare che disse a mia madre: “Signora, non vaccini assolutamente i suoi figli”. Che doveva fare mia mamma? Si è fidata. È andata così. Sono viva solo perché un infermiere, in ospedale, riconobbe il male che aveva colpito due anni prima un bambino di Mestre, Pedro. Sennò…».

Sul vaccino anti Covid:

«Io mi affido alla scienza e se mi dicono che quel vaccino può aiutare mi faccio aiutare… Ma so che ci sono anche persone che non si fidano. Perfino una mia amica strettissima. Cosa faccio, rinuncio a vederla? Cerco di difendermi: ho dodici tamponi fissi in macchina e ogni volta che ne finisco uno ne compro subito un altro. Neanche il tempo di salutare qualcuno e gli infilo subito un tampone in bocca. Nonostante il vaccino. Se becchiamo il Covid sappiamo di poter fare del male ad altri. Non si scherza su queste cose».

 

ilnapolista © riproduzione riservata