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«I no vax? Quando finiscono in ospedale, una volta guariti, si scusano» 

Il direttore della terapia intensiva di Modena al CorSera: «I negazionisti rifiutano l’esistenza del Covid finché non hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere» 

«I no vax? Quando finiscono in ospedale, una volta guariti, si scusano» 

Il Corriere della Sera intervista Massimo Girardis, direttore della terapia intensiva del Policlinico di Modena. Si dice preoccupato dalla situazione epidemiologica e divide i suoi pazienti in tre categorie.

«Chi non si è vaccinato per paura, No vax e negazionisti».

Parla dei negazionisti:

«Sono convinti che il Covid sia un’invenzione del sistema e ne rifiutano l’esistenza fino a quando non riescono più a respirare e hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere. Abbiamo qui un’intera famiglia, padre, madre e figlio. Il problema è che sono persone difficilmente gestibili. L’uomo non voleva salire in ambulanza, quando è arrivato al Pronto soccorso gridava che sarebbe andato via dopo pochi minuti. Solo quando si è risvegliato in rianimazione, dopo giorni di intubazione, si è convertito e ha ammesso l’esistenza del Covid. Il dialogo è difficile all’inizio, hanno un atteggiamento ostile nei confronti dei sanitari con i quali manca armonia. Temono di non essere assistiti come gli altri per la nomea di negazionisti e rivendicano gli stessi diritti, però allo stesso tempo rifiutano le cure. Ci sono momenti di tensione in reparto. Gli infermieri sono segnati da fatica e sofferenza interiore. Hanno visto tanti malati morire e il confronto con gente che nega una realtà così dolorosa rischia di generare scintille. Temo si possano verificare episodi sgradevoli».

Sui No vax:

«Altra storia. Riconoscono l’esistenza del Covid ma sono contro i vaccini, barricati dietro le solite motivazioni. Non ci sono prove che funzionino, i danni si vedranno negli anni perché modificano il genoma umano, non voglio diventare suddito delle lobby industriali, eccetera. Una volta guariti si scusano per aver fatto tanta propaganda negativa sui social».

A Modena ce ne sono parecchi. Ne traccia un identikit.

«Tra 45 e 65 anni, convinti che il virus non esista e che qualsiasi norma raccomandata per il controllo di questa grave epidemia sia inutile o lesiva della libertà individuale».

 

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