Camila Giorgi: «A papà dovrebbero fare un monumento, c’è tanta invidia in giro»
Le interviste alla tennista vincitrice a Montreal, gioca con i vestiti che le disegna la madre: «Amo la boxe, mettere i guantoni mi piace»

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Camila Giorgi è tornata in copertina. La tennista italiana, indiscusso talento, ha fin qui avuto una carriera non all’altezza del suo talento. Oggetto delle critiche è stato il padre – italo-argentino che ha combattuto alle Falkland-Malvinas – che la allena da sempre. Domenica sera, Giorgi ha vinto il torneo di Montreal un Wta 1000 quindi la categoria di tornei più importante (dopo gli Slam ovviamente, molto dopo). Viene intervistata sia dal Corsera sia dalla Gazzetta.
Come può un padre che non ha mai giocato a tennis allenare la figlia, è stata la critica ricorrente di questi anni.
«Papà sa tanto, è molto saggio. Io le critiche non le tollero, non le capisco: mi ha portata da zero a vincere un Master 1000, a mio padre dovrebbero fare un monumento. C’è tanta invidia in giro, la gente parla senza conoscerci e senza sapere. Ma io so quanto vale mio padre e questo mi basta».
La linea di vestiti disegnata da mamma Claudia sta andando a ruba online, Giomila.
«Sono felice. Giomila è un’idea di mamma, partita come un hobby nel tempo libero che le lascia il mestiere di professoressa di arte contemporanea. Mamma è un’artista unica, mi conosce, abbiamo gli stessi gusti. La mia linea preferita è quella dei babydoll, tipo quello con i fiorellini con cui ho giocato a Montreal. Mi piace truccarmi un po’, essere femminile anche in campo, non tutte le giocatrici ci tengono. In ufficio andrei curata e, visto che il campo da tennis è il mio ufficio, mi piace non dimenticarmi mai di essere una donna».
«Compirò 30 anni il 30 dicembre: il tennis non è tutto, non lo è mai stato».
Per il futuro…
«Adoro la moda ma mi piace anche molto scrivere: un romanzo per bambini è tra i miei sogni.
Alla Gazzetta parla anche di due sud passioni: i tacchi a spillo e la boxe.
Amo la boxe ma amo tutto lo sport, grazie ai miei genitori. Mettere i guantoni mi piace, mi scarica e poi è un allenamento completo, un po’ diverso dalla monotonia della palestra.