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Maresciallo morto a calcetto, i carabinieri: «Le lesioni sul corpo frutto della manovra di rianimazione»

Repubblica: troppe le questioni che non tornano, è stata una donna a fare il massaggio, il mistero degli orari delle ambulanze

Maresciallo morto a calcetto, i carabinieri: «Le lesioni sul corpo frutto della manovra di rianimazione»

Ieri abbiamo scritto del mistero che avvolge la morte di Eugenio Fasano, il maresciallo dei Carabinieri morto nel 2019 dopo una partita di calcetto. Tanti i dubbi che insospettiscono la famiglia. I soccorsi arrivati in ritardo, il fatto che nessuno sappia contro chi giocava Fasano, le strane lesioni rinvenute sul suo corpo. E anche la circostanza che, in ospedale, nonostante fossero presenti molti graduati, nessuno abbia saputo dare ai medici le generalità del maresciallo. Oggi Repubblica Roma aggiunge un altro tassello alla storia di cronaca. L’arma dei Carabinieri dichiara che le lesioni sono compatibili con la manovra di rianimazione. Circostanza un po’ strana visto che a praticarla è stata una dottoressa donna.

“Troppe le questioni che non tornano. Una su tutte per quale motivo il maresciallo avesse diverse costole fratturate, un’arteria rotta, un polmone e lo sterno perforato. L’Arma ha spiegato che è per via del massaggio cardiaco al quale il
sottufficiale è stato sottoposto anche con l’uso del defibrillatore. Certo è che deve essere stato un massaggio particolarmente violento, soprattutto se si pensa che a farlo è stata una donna“.

Un altro nodo da sciogliere è quello del tempo intercorso tra l’allarme e l’arrivo dei soccorsi.

“I vertici della Benemerita dicono che l’ambulanza e il medico sono stati chiamati nello stesso momento. Ma mentre il dottore, provenendo dall’infermeria del comando generale, ci ha messo pochi minuti; il 118 ha impiegato molto più tempo per arrivare. Quasi una mezz’ora. Un tempo che forse avrebbe potuto salvare il maresciallo”.

La manovra di rianimazione, secondo la cartella clinica, è stata effettuata alle 15,35.

“In quello stesso momento, alle 15,35, due ambulanze sono uscite dall’ospedale arrivando sul posto dopo circa 10 minuti. Ci sono domande impresse nella mente della famiglia della vittima: come ha fatto una dottoressa ad arrivare negli spogliatoi del circolo, ai Parioli, quando le due ambulanze non erano neanche riuscite a partire dall’ospedale? Qualcuno potrebbe aver preferito chiamare un medico dell’Arma prima di allertare il 118? E poi: perché sono due le ambulanze che rientrano al pronto soccorso nonostante la vittima, ovviamente, sia stata trasportata a bordo di una sola di esse? Solo un’ora dopo l’intervento del primo medico, Eugenio è arrivato in ospedale. Le condizioni sono apparse subito gravi. E due giorni dopo, il 24 gennaio è morto lasciando una moglie e due figlie piccole”.

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