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Su Repubblica il mistero del maresciallo morto dopo il calcetto tra carabinieri. La Procura indaga per omicidio

Tanti i nodi irrisolti. Sul suo corpo i segni di un’aggressione. Prima delle ambulanze intervenne un medico dell’arma. A distanza di un anno nessuno sa contro chi giocò quella partita.

Su Repubblica il mistero del maresciallo morto dopo il calcetto tra carabinieri. La Procura indaga per omicidio

Su Repubblica il caso di Eugenio Fasano, il maresciallo dei carabinieri morto un anno e mezzo fa dopo una partita di calcetto. Il 24 gennaio 2019, quando era appena uscito dal campo dopo una partita al circolo “Antico tiro al volo”, perse i sensi per un malore. Sulla sua morte, però, non è mai stata fatta chiarezza. La famiglia del maresciallo punta il dito sui tanti nodi irrisolti.

Un primo tassello verso la verità lo ha messo la denuncia dei familiari, convinti che «l’arresto cardio-circolatorio in infarto miocardio acuto» diagnosticato al maresciallo sia stato in realtà scatenato dalle gravi lesioni indicate nella sua cartella clinica: almeno 11 costole fratturate, un’arteria rotta, un polmone e lo sterno perforati, che farebbero pensare a «un’aggressione violenta», non solo a una manovra di soccorso maldestra. Il caso è approdato sul tavolo dei magistrati che seguono i reati militari e su quello della sostituta procuratrice Roberta Capponi, che ipotizza un reato preciso: omicidio colposo”.

Ancora oggi non si sa contro chi giocò, quel giorno, Fasano.

“Alle 14 del 22 gennaio, entra in campo nel rinomato circolo dei Parioli. Da quel momento i familiari non hanno più sue notizie. E ad oggi non sono ancora riusciti a capire con chi Eugenio abbia giocato la sua ultima partita. Non ha saputo dirglielo neanche il collega carabiniere che dopo la morte di Eugenio ha restituito loro le sue cose”.

La famiglia del maresciallo fu avvisata della sua morte verso le 16,20: un capitano dei carabinieri comunicò con una telefonata che Fasano si era sentito male durante la partita e che lo stavano trasportando al Policlinico Umberto I. Dall’ospedale erano partite due ambulanze alle 15,35. Ma intanto, scrive il quotidiano, sul campo era già intervento un medico colonnello dell’Arma

è già nello spogliatoio del circolo sportivo con un defibrillatore. «Era riverso a terra, cianotico e con la lingua di fuori, ma ancora vivo», dirà dopo il militare. Ma ora i parenti si chiedono se quel dottore sia stato chiamato prima del 118, e perché“.

La cognata di Fasano, che ha sporto denuncia, chiarisce:

«Nell’accedere al Pronto soccorso capisco subito che è successo qualcosa di molto grave, perché è pieno di carabinieri in divisa e non, di ogni ordine e grado. Eppure nonostante la numerosa presenza di ufficiali e generali dell’Arma, che sono arrivati con l’ambulanza e molti di loro erano presenti anche sul campo da calcio e nello spogliatoio (…), nessuno è stato in grado di dare le generalità di mio cognato».

Il maresciallo fu registrato come “ignoto 2019014801”.

La denuncia continua:

«I medici mi facevano notare che era arrivato in ospedale molto in ritardo rispetto a quando aveva perso i sensi: alle 16,46, cioè circa un’ora e 46 minuti dopo. Chiedevamo chi fossero i giocatori, dove si era giocata la partita, chi era l’arbitro, se il centro era dotato di servizio medico e di defibrillatore, ma ogni tentativo è stato vano».

Ora la famiglia del maresciallo fa un appello:

«Chi sa, parli».

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