Strepitosa gara sugli 800 stile libero, battuto solo da Finke. «Oggi me la sono goduta ma non è facile. I miei genitori mi hanno visto quando stavo malissimo con la mononucleosi»
È stata la grande notte di Gregorio Paltrinieri che ha sorpreso tutti conquistando una insperata medaglia d’argento olimpica negli 800 stile libero. Paltrinieri, che ha avuto la mononucleosi in prossimità delle Olimpiadi, è entrato in finale con l’ottavo e ultimo tempo e infatti ha corso in ottava corsia. Ha disputato una gara magistrale e coraggiosa. Alla fine, ha dovuto cedere al sorprendente e fortissimo statunitense Robert Finke ma, con un finale emozionante, ha rintuzzato dell’ucraino Romanchuk.
Paltrinieri è partito fortissimo, ha voluto lanciare un segnale chiaro ai suoi avversari e ha voluto dettare i ritmi della gara. È arrivato ad avere fino a due secondi di vantaggio. Poi, ai 400 metri, progressivamente ha perso terreno. E la rimonta sembrava inesorabile. Su di lui anche il tedesco Wellbrock.
Ma l’azzurro ha saputo reagire e ha nuotato gli ultimi 50 metri in 28″04. Nulla da fare contro Bob Finke il cui finale è stato davvero strepitoso.
Paltrinieri ha parlato delle sensazioni che ha provato in questo periodo.
Non è facile gareggiare con le aspettative, ogni volta che entro in acqua sento che è tutto dovuto e questo non è bello. Tante volte questa pressione ti entra dentro e si prende gioco di te, inizi a pensare a cose che non sono vere. Ho letto di Simon Biles e posso dire che sono tutte sensazioni che provo anche io.
Oggi me la sono goduta ma non è facile. È sempre la tua visione che cambia le cose, oggi avevo voglia di gareggiare e alla fine credo di essere contento delle mie gare non quando vinco ma quando ci metto tutto me stesso. Questa medaglia d’argento è più bella di quella d’oro di Rio. Qui non avevo aspettative, avevo solo sensazioni negative in vasca.
Ha parlato dei suoi genitori:
Sono venuti a Piombino dove mi stavo allenando e mi hanno visto nel momento peggiore dopo essere stato due giorni a letto. Non riuscivo a parlare, a mangiare, avevo le placche in gola ma hanno creduto in me.