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«Biles schiacciata dall’industria dell’hype, è la dimostrazione che i nostri eroi sono umani»

La stampa internazionale commenta il crollo mentale della migliore ginnasta di tutti i tempi: “A 24 anni è il simbolo della perfezione sportiva, delle donne violentate, dei neri… forse è un po’ troppo”

«Biles schiacciata dall’industria dell’hype, è la dimostrazione che i nostri eroi sono umani»
Rio de Janeiro (Brasile) 11/08/2016 - ginnastica artistica / Olimpiadi Rio de Janeiro 2016 / foto Imago/Image Sport nella foto: Simone Biles ONLY ITALY

Simone Biles, a dispetto della percezione che ne abbiamo in Italia – è pur sempre “solo” una ginnasta… – è un’icona dello sport mondiale. Al pari di Federer, o di Messi, o Valentino Rossi. Quel genere di Olimpo lì. Una che ha stravolto il suo sport, fino a condizionarne le stesse fondamenta, aprendo un dibattito sul format dei punteggi che non basterebbero a valutare adeguatamente le sue prestazioni: è talmente più forte delle altre che è portata a svolgere esercizi sempre più complicati e pericolosi che le altre non sognano nemmeno di provare, la complicata scala di voti dei giudizi non valuta abbastanza questo “stacco”. Il Guardian lo scrive meglio:

“Biles ha quattro mosse (quattro!) esercizi che prendono il suo nome, tenta routine che rompono letteralmente il sistema di punteggio, routine che non provano nemmeno alcuni colleghi maschi. Twitter è stato costretto a creare un’emoji di una capra per riflettere il suo status di più grande di tutti i tempi: GOAT (che inglese significa capra, ndr). Non importa che ha solo 24 anni”.

Ecco chi è Simone Biles quando decide di ritirarsi dalla finale della ginnastica artistica a squadre olimpica, lasciando le compagne a prendersi un argento. Gli USA non perdevano una gara dal 2010.

Il “crollo” mentale di Biles è ovviamente su tutte le prime pagine del mondo, non solo per la portata dell’evento, ma anche per il dibattito seguente che innesca: la preparazione mentale, lo stress dei campioni. Il New York Times infatti sottolinea l’immediato parallelo con Osaka, e la sua depressione tennistica. Ma quella di Biles è una vicenda ancor più deflagrante. Quando va in conferenza stampa spunta prima o poi la domanda: “Sei imbattibile?”. A pensarci deve essere straniante avere questo riflesso di sé perennemente sbattuto in faccia.

Il “peso” che lei stessa ha confessato di sentire ora tutto sulle spalle. Ha accordi di sponsorizzazione con Visa e Athleta, le bambine di tutto il mondo la guardano ammirate, alcune già più alte di lei, alcune di loro – come Biles – con una diagnosi di ADHD – scrive ancora il Guardian. E poi ci sono tutti i tifosi neri di tutto il mondo che si prendono con orgoglio la proprietà di ogni sua impresa. Ci sono tutti i sopravvissuti ad aggressioni sessuali che traggono forza dal coraggio che Biles ha mostrato parlando per loro sulla scia degli sconvolgenti crimini di Larry Nassar. E’ un multi-simbolo, Biles. Non è solo la ginnasta più forte e decorata del mondo.  

Ci aspettiamo che i nostri eroi siano perfetti – scrive il Guardian – Quindi è un merito immenso di Biles aver fatto un passo indietro, quando non si è sentita all’altezza del suo status di GOAT, nonostante il mondo chiedesse a gran voce le sue abilità che sfidano la gravità. Biles ci ha mostrato che è solo umana“.

“È stato uno spettacolo straziante – scrive il Telegraph – che ha innescato uno scomoda dibattito sulla salute mentale. Lo sport può davvero valere tutto questo? Può fare qualcosa?”

Col senno di poi, forse sarebbe stato meglio ascoltare la sua voce, i segnali, prima. Un anno fa aveva espresso la sua disperazione per il rinvio delle Olimpiadi, consapevole del dolore a cui avrebbe sottoposto il suo corpo per altri 12 mesi. In un’intervista di appena un mese fa, Biles aveva affermato che l’unico aspetto che le sarebbe piaciuto sarebbe stato il tempo libero dopo. Un’atleta irrequieta non perché iniziasse la sua ultima vetrina internazionale, ma perché finisse il prima possibile. Solo poche settimane dopo Rio 2016 il muro delle violenze sessuali nel mondo della ginnastica s’era rotto. Nel 2018 Biles ne ha parlato e all’inizio di questo mese ha rivelato di aver contemplato il suicidio”.

“In questo contesto, l’enorme portata dell’industria dell’hype ancora collegata a Biles può essere salutare?”, si chiede il Telegraph. La risposta è implicita.

A 24 anni, Biles ha accumulato 25 medaglie globali, più di qualsiasi altra ginnasta nella storia. Di queste, 19 sono stati oro, di cui quattro a Rio. Nel frattempo “l’isteria ha tristemente trascurato la fragilità della giovane donna necessaria per farvi fronte”.

Simone Biles ha rivoluzionato la forma stessa del suo sport”, scrive El Pais. Grazie a lei “la ginnastica femminile è cambiata. Sono cambiati gli allenatori e il modo in cui trattavano gli atleti nella maggior parte dei casi dall’età infantile, e sono cambiate le ginnaste, ormai padrone della propria autostima e della parola. Hanno abolito il tanto ammirato modello di Bela Karolyi, l’allenatore che a furia di botte fisiche e umiliazioni morali e pubbliche più simili al bullismo che a una sana relazione, ha rivoluzionato i metodi di allenamento, ha prodotto la fenomenale Nadia Comaneci ed è diventato riferimento per gli allenatori di tutto il mondo”.

Senza Biles, lo sport non sarebbe così vario come è e come sarà“, scrive Juliet Macur sul New York Times.

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