ilNapolista

Rebecca Corsi: «Una donna con un cognome importante in un mondo di uomini è una miscela esplosiva»

A Repubblica Firenze parla la figlia del proprietario dell’Empoli, vicepresidente del club: «Non è facile vivere come “figlia di”. Ho imparato come fossero dottrina i consigli di mio padre».

Rebecca Corsi: «Una donna con un cognome importante in un mondo di uomini è una miscela esplosiva»

Su Repubblica Firenze un’intervista a Rebecca Corsi, figlia di Fabrizio, proprietario dell’Empoli. E’ vicepresidente del club neo promosso in Serie A.

«La prima volta che ho visto una partita dell’Empoli allo stadio mi sono addormentata in braccio a mio padre. Da quel giorno, però, non ho più dormito in tribuna».

Nell’ultima riunione della Lega Calcio, qualche giorno fa, era l’unica donna seduta al tavolo con gli altri presidenti di club.

Racconta di essere entrata nel club nel 2012.

«All’inizio mi occupavo del marketing. Ho studiato per quel settore e poi, a piccoli passi, sono diventata vice presidente del club e presidente dell’Empoli Femminile. La mia creatura, della quale sono davvero orgogliosa».

Dice di aver dato delle regole a suo padre.

«Prima difficilmente frequentava il centro sportivo. Da quando lavoro qui ho cercato di dare delle regole anche a lui. Mio padre si ritrovava a parlare di calcio nell’azienda di famiglia. Così un giorno gli ho detto: “In azienda si fanno i giubbotti, a Monteboro si parla di pallone”».

Parla del peso di essere indicata come “figlia di”:

«Non mi piace quando sento che sono “la figlia di”, ma sarei ipocrita a non fare onore a tutto ciò. Se sono in questo mondo da nove anni è grazie anche al fatto che mio padre è il presidente dell’Empoli. All’inizio stavo in questo ambiente perché così potevo passare più tempo insieme a lui. I miei si sono separati quando ero molto piccola. Empoli è la sua vita. Stando con lui, mi sono innamorata della squadra anch’io. Così nel club ho trovato la mia pace. Non è mai stato facile vivere il “figlia di” agli occhi delle persone con cui hai a che fare tutti i giorni. Devi sempre dimostrare qualcosa in più ma non è solo questo il problema: è il fatto di pensare a una donna in un mondo di uomini con un cognome importante. Una miscela esplosiva. Forse per questo preferisco essere chiamata semplicemente Rebecca».

Racconta i consigli che le ha sempre dato suo padre.

«Ho sempre seguito i suoi consigli e credo di averli imparati come fossero dottrina: quando entri negli spogliatoi non sorridere o non parlare se avverti della tensione. Rimani seria il giorno della partita. Dai relazione ai calciatori, ma mantieni equilibrio. Insegnamenti che mi sono portata dietro e che adesso mi ritrovo quando siedo a un tavolo con uomini di calcio. Al centro sportivo, con lo staff tecnico, allo stadio, in Lega Calcio. A tutti i livelli. Ma non è stato facile: sono cresciuta a contatto coi calciatori, ragazzi della mia età. Come con Tonelli o Angella, che la mattina mi ritrovavo in classe a scuola e il pomeriggio al campo».

Non cambierebbe nulla del suo percorso.

«Rifarei tutto. Empoli è la mia vita, proprio come per mio padre».

 

ilnapolista © riproduzione riservata