La bandiera madridista anni 80 ora allena il Getafe: “Non mi hanno mai preso in considerazione, non è Florentino che fa queste scelte, ma altre persone”

Míchel, bandiera del Real Madrid degli anni 80, è ora l’allenatore del Getafe. Ma sul cambio di guida del “suo” Real spara a zero. Qualcuno lo aveva inserito nel totonomi per il post-Zidane. Lui conferma, con più durezza, l’analisi fatta dal Telegraph dopo l’annuncio del ritorno di Carlo Ancelotti: è come se esistesse una superlega di allenatori top, che come su una giostra monopolizzano le panchine dei grandi club. Michel la chiama “lobby”.
“Per allenare il Real Madrid serve qualcosa di più di un curriculum, serve una cosa chiamata lobbying. E io non ce l’ho perché non ho stretti legami con le persone che prendono quelle decisioni. Le persone che lavorano vicino a Florentino preferiscono altri tipi di allenatori, senza fermarsi a pensare se io ho un livello adatto o meno. Ancelotti è pronto ad allenare qualsiasi club”.
“Il mio agente non è amico di qualcuno. Non sono influente con le persone che prendono quelle decisioni. E non è Florentino a prendere quelle decisioni. Io con lui mi trovo molto bene. È impossibile allenare Madrid e non lo dico con rancore. Sono felice di allenare il Getafe”.
“Le persone che gestiscono la lobby non mi amano. Il mio nome è stato sul tavolo qualche volta, ma… non credo di essere migliore o peggiore di quelli che hanno allenato a Madrid. Non provo dolore, ma affetto. Se sentissi dolore proverei rancore. Ero un giocatore del Real Madrid e non è per questo che vorrei allenare il Real Madrid. In altri club quando è uscito fuori il mio nome era vero, tranne che a Madrid. Nessuno ha parlato di me a Madrid. Devo accettarlo”.