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L’elogio di due pagine del Corriere di Cairo a La7 di Cairo è già storia del giornalismo

Vette inarrivabili. Si festeggia in famiglia il compleanno di La7, con due pagine egoriferite. Un articolo sobrio, tra “vertigini”, “sogni” e “miracoli”

L’elogio di due pagine del Corriere di Cairo a La7 di Cairo è già storia del giornalismo

Ci sono passi, delle due ampie paginate che il Corriere della Sera oggi dedica alla “favola” La7, che andrebbero declamati da uno bravo. Tipo Gassman legge Cairo. E quanto ci starebbe bene una colonna sonora di violini, ma sobria, un sottofondo che non spezzi il filo della commozione. Il lettore invece deve accontentarsi di un’altra lettura: Cairo che racconta a Cairo quanto è bravo Cairo. Lo spunto è il compleanno dell’emittente, va festeggiato tra congiunti, in famiglia.

Il mestiere dell’editore, come lo intende il patron del Torino, e di RCS e di La7,  «il mestiere bellissimo» che apre il pezzo di Paola Pica a pagina 46, prevede evidentemente anche l’utilizzo dei propri mezzi come fossero degli specchi: riflettono la sua immagine, di sponda l’uno sull’altro. Limandone i difetti e le imperfezioni. Alla fine del giro Cairo – che sia la Gazzetta dello Sport, o la tv, o come in questo caso il Corsera – ne esce sempre in un selfie ultra-filtrato.

Gli esempi sono molteplici, scandiscono i timoni dei suoi media. Dalla Gazzetta che presenta il nuovo allenatore del Torino Juric citando Guardiola, Velasco, Phil Jackson, Gasperini e Shaquille O’ Neal, alle polemiche arbitrali e politiche a mezzo stampa (la sua, ovviamente).

In questo caso il quotidiano generalista di Cairo narra le virtù, e solo quelle, della tv di Cairo. E devi arrivare a fondo pagina perché si sappia, tra la righe, en passant, che “Cairo stesso nel frattempo ha allargato molto il perimetro della sua attività con la scalata a Rcs, il gruppo del «Corriere della Sera»”.

Ma è un dettaglio, la ciccia sta tutta nel mellifluo resoconto del miracolo editoriale. Con l’intento di rilanciarsi quale “vero servizio pubblico” in un paese che insegue questa chimera anglosassone convincendosi di averne bisogno. E’ dunque «il mestiere bellissimo» che incontra Cairo, non il contrario. E’ una vocazione, una chiamata dall’alto. L’articolo ricorda che prima che arrivasse lui, La7 era “tuttavia ormai quasi fallita sotto il peso delle perdite di bilancio”.

E invece “a guardarsi indietro, ora che l’azienda è risanata, cresce e anzi mette in fila i migliori ascolti dei suoi vent’anni di storia, c’è ancora una vertigine“.

La “vertigine”, il mancamento, sono del giornalista che scrive il pezzo. Non di Cairo, perché – apprendiamo più avanti – lui “a volte preferisce i numeri alle parole per descrivere la realtà”. Che vi risparmiamo, sono nell’articolo. Basti sapere che Cairo, con ironia, scherza sul dispendio di risorse: «lavarmi le mani per due minuti mi costava mille euro…».

Sempre fuori virgolette c’è la ricostruzione del “sogno coltivato sin da giovanissimo di avere a che fare con la tv (e con i giornali), poi diventato quasi un progetto nel semestre di studi e formazione da bocconiano negli Stati Uniti, alla New York University”,  che “ha avuto però la meglio su tutto”. Cos’è un eroe senza una difficoltà da superare?

Segue, nel dettaglio, “la sfida vinta”, “gli ascolti generali che volano”, ma – attenzione –  anche “quelli del pubblico alto, con il secondo posto in classifica tra i telespettatori laureati e quelli di classe socioeconomica elevata”. Sembra “Gente di un certo livello”, il magazine di Guastardo a Mai Dire Gol.

la tauromachia

Pausa “tauromachia”

«È andata rafforzandosi nel tempo, e ancor più durante la pandemia, la vocazione di servizio pubblico. Una straordinaria offerta informativa, di approfondimento e appunto di servizio ai cittadini è rimasta accesa ed è cresciuta nei mesi del Covid. Ed è rimasta alta ora che si tratta di accompagnare la ripartenza. C’è un gruppo di persone che lavora senza sosta. Abbiamo ancora spazio, passione ed energia per fare di più. E inventarci il futuro».

Nella pagina di fianco si può ammirare la Top Ten dei suoi conduttori di punta, con tanto di santini.

La7

E sotto un’intervista a Lilli Gruber, anchorwoman di punta, che sottolinea “un gruppo colto, aperto al mondo”, che punta sulle donne, e che svolge – di nuovo – “servizio pubblico”. Immancabile il riferimento alla “libertà” di cui gode grazie, appunto, al suo editore.

Lo stesso, ricordiamo, che non potendo sottrarsi all’egomania, raccontava di far tardi, ogni notte, al giornale (il Corsera) per chiuderlo a braccetto col direttore. Lo disse Cairo a Cairo, parlando di Cairo. Ovviamente.

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