ilNapolista

La Sueddeutsche contro la Uefa: «Anche subordinare tutto agli affari è un atto politico»

“Le istituzioni sportive sono tutte senza scrupoli, uno su tutti Infantino. Scegliere l’Azerbaigian come sede significa che Ceferin non ha problemi a farsi usare politicamente”

La Sueddeutsche contro la Uefa: «Anche subordinare tutto agli affari è un atto politico»
Monaco (Germania) 07/04/2021 - Champions League / Bayern Monaco-Paris Saint Germain / foto Imago/Image Sport nella foto: Aleksander Ceferin

“I funzionari sportivi? Se li metti tutti in un sacco e colpisci, colpisci sempre quello giusto”. La Sueddeutsche Zeitung torna sul significato “politico” della partita tra Germania e Ungheria, del cuore di Goretzka, sull’operato della Uefa che nel tentativo di salvaguardare gli interessi del suo alleato Orban ha fatto un autogol mediatico con pochi precedenti, incartandosi sul no allo stadio arcobaleno di Monaco e in una serie di distinguo lunari tra diritti da salvaguardare e neutralità politica del calcio.

E lo fa, il quotidiano tedesco, proprio sul punto concettuale. Cosa è “politica”, per la Uefa?

Per la Sueddeutsche anche la Fifa, il Cio e la Federcalcio tedesca confermano da anni il malcostume di certi atteggiamenti. Definisce le istituzioni sportive “senza scrupoli”. Uno su tutti, scrive, “Gianni Infantino, capo della Fifa. Tutto viene da lui, dall’influenzare la magistratura al conformismo bugiardo nel tentativo di vendere parti del calcio mondiale agli investitori”.

“L’Uefa di recente ha agito da antipolo. Ultimo baluardo contro le fantasie di dominazione mondiale di Infantino. E non si registrano scandali di corruzione da quando lo sloveno Aleksander Ceferin ha assunto la presidenza nel 2016 dall’allievo di Blatter e mentore di Infantino Michel Platini. Sì, è stata l’Uefa di Ceferin che ha continuato a gonfiare le sue coppe europee e a rendere sempre più ricchi i club già ricchi. Alla fine, è quello che volevano i club”.

Ma ora c’è l’Uefa al centro della polemica, “e giustamente. Prima il quasi ricatto delle sedi degli Europei per far entrare comunque gli spettatori negli stadi, pandemia o meno, con Bilbao e Dublino che alla fine hanno fatto un passo indietro. Ora il lavoro per evitare la quarantena alle delegazioni di vip per la finale di Londra. E in fine il divieto di illuminare l’arena di Monaco con i colori dell’arcobaleno in segno di tolleranza nella partita contro l’Ungheria, perché si sarebbe trattato di un atto politico”.

Ed ecco il punto:

La tolleranza è politica? Certamente no, la tolleranza è universale, quindi il divieto può essere definito uno scandalo con buone ragioni. D’altra parte, il consiglio comunale di Monaco aveva esplicitamente giustificato l’azione politicamente, come reazione concreta all’ultima normativa ungherese, dichiaratamente insopportabile, omofoba. Ciò ha reso difficile per l’Uefa conciliare la domanda con i suoi statuti di neutralità. L’Uefa ha colorato il suo logo sui social il giorno della partita (“L’Uefa rispetta l’arcobaleno”), ma è sembrato solo un tentativo di salvare il non-salvabile.

Il problema è che l’affermazione che l’Uefa debba essere apolitica è assurda. Se assegni quattro partite del Campionato Europeo all’Azerbaigian, sapendo che i governanti le strumentalizzeranno politicamente, anche questo è un segnale politico: significa che non hai problemi con una cosa del genere. Lo stesso vale per i cartelloni pubblicitari venduti a società (statali) di Cina, Russia o Qatar. Non importa quante volte pubblichi “Respect” o “Equal Game” o l’arcobaleno. Subordinare tutto agli affari è anche questa una presa di posizione politica“.

ilnapolista © riproduzione riservata