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La mappa dell’inquinamento del calcio italiano. Due esposti fanno tremare la Figc

Uno già presentato, sugli arbitri. Un altro che il Napolista ha letto in esclusiva. Il caso Tardelli, le plusvalenze, gli occhi chiusi sui bilanci

Ecco, forse qualcosa si muove, finalmente c’è più d’una gola profonda che racconta gli interessi inconfessabili che si sono cementati nel tempo, fino alle ultime elezioni dei gruppi dirigenti del calcio.

La scelta dei vertici della Figc, della Procura federale, le dinamiche del mondo arbitrale, con promozioni e bocciature all’esame della Procura di Roma, ha seguito dinamiche e indicazioni che appaiono essere molto precise. C’è un primo esposto già depositato alla procura di Roma, ed un altro annunciato in arrivo di cui il “Napolista” è a conoscenza, che svela questi intrecci inconfessabili, che racconta episodi che cozzano con il rispetto del diritto penale.

Nel primo esposto, si denunciano le manovre all’interno dell’Aia, (associazione italiana arbitri) per favorire gli arbitri “amici” e “amici degli amici” e punire i non allineati. Nel caso specifico gli inquirenti romani dovranno approfondire le denunce degli arbitri “dismessi” Daniele Minelli e Niccolò Baroni su un sistema truccato di valutazione e promozione. Nella loro denuncia si fa riferimento anche a una partita, Spezia-Chievo, di serie B, del campionato 2019\2020.

Per dirla con la “gola profonda”: “si è creato un vero e proprio circuito di potere al di fuori del quale i rilevanti interessi economici attinenti il mondo del calcio non possono più uscire per ottenere giustizia, tanto è vero che vi sono procedimenti avverso la FIGC che devono essere promossi addirittura in sede di Corte di Giustizia Ue”.

Ricordiamo per chi l’avesse dimenticato che il 22 febbraio scorso, Gabriele Gravina è stato rieletto presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio con il 73,45% dei voti. Una maggioranza bulgara che non ha lasciato spazio di rappresentanza alla minoranza.

Sono stati così nominati tantissimi giudici amministrativi nei vari collegi della Corte federale d’appello. Della Corte sportiva d’appello. Del Tribunale federale nazionale. E, poi, le nomine del procuratore federale e del giudice sportivo della lega di serie a e b.

Nessuno può smentire che diversi giudici non si trovano in una posizione “di terzietà” rispetto alla FIGC.
Sostiene la gola profonda che attende di essere convocato dai vertici della Procura della repubblica di Roma, “i rivali si possono indebolire, isolare o semplicemente convincere”. Come è accaduto con Marco Tardelli, l’ex campione del mondo che si era candidato alla presidenza dell’Associazione italiana calciatori.

In compagna elettorale, si diceva che Tardelli avrebbe vinto, consegnando al candidato alternativo a Gravina, Sibilia, un pacchetto del 20% dei voti.

Ma sulla via di Damasco Tardelli viene folgorato e si ravvede. Non più candidato a rappresentare i calciatori ma supervisore per conto della Figc del “Salaria Sport Village”, nuovo centro federale che ancora non esiste, con un compenso annuale di 200.000 euro.

Nella bozza di contratto pro Tardelli è scritto testualmente: “Nel caso in cui la struttura del “Salaria Sport Village” non dovesse essere attribuito alla Federazione, l’incarico di consulenza sarà svolto in favore della stessa e avrà ad oggetto le attività che verranno individuate di comune accordo tra le parti”.

Commenta la nostra fonte: “E’, dunque, palese che la Figc è sicura soltanto di pagare il compenso al professionista Marco Tardelli, indipendentemente da qualsiasi altro elemento di fatto e di diritto ponendo lo stesso accordo contrattuale in secondo piano, che si realizzi o meno il progetto della ”casa delle Nazionali”. Un interrogativo è dunque d’obbligo: la Corte dei Conti è a conoscenza di questo contratto?

Durante la campagna elettorale la Figc ha distribuito finanziamenti a pioggia a tutte le componenti federali, senza il minimo controllo da parte del Collegio dei revisori della Figc né dell’Organismo di Vigilanza.

Ma c’è un altro buco nero sul quale la “gola profonda” accende i riflettori.

“Come noto la Uefa ha introdotto indicatori di controllo dell’equilibrio economico-finanziario per le società di calcio professionistiche. Bene di tutto ciò molte società, compilando i modelli prestampati da inviare alla Figc-Covisoc (la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche) inseriscono i dati falsando palesemente gli indici finali e senza che la stessa Covisoc rilevi nulla”.

“In particolare, l’indice di liquidità, il cui rispetto è un elemento essenziale per l’ottenimento della licenza nazionale, è completamente falsato. I valori delle attività correnti non sono quelli reali in quanto numerosi crediti sono di dubbia esigibilità e/o inseriti soltanto al fine di aumentare l’importo del numeratore nel rapporto affinché l’indice risulti congruo e rispettato. Espedienti elementari che hanno comportato poi il fallimento di diverse società soprattutto in Lega Pro”.

Per capire il fenomeno distorsivo basta prendere in esame tutte le società promosse dalla C alla B nelle ultime sei stagioni. Stiamo parlando di 25 società, anzi di 23 piazze (il Pisa è andata in B due volte nell’arco di tre campionati). “Ebbene solo in cinque di queste città i tifosi non hanno visto fallire la loro squadra nel corso di questi anni: Lecce, Cittadella, Cremona, Novara e Livorno”.
I controlli della Covisoc nei fatti sono stati insussistenti.

Questo discorso vale anche nel caso della Lega Professionisti B. Nel giugno del 2019, per esempio, non si accorse che il deposito dei contratti relativi al trasferimento di Bani dal Chievo al Bologna per 2,7 milioni, avvenne oltre il termine di conclusione del calcio mercato.

Passiamo alla serie A. Le società hanno spostato 85 milioni di euro di cartellini nell’ultima. A pagina acquisti invernale chiusa nel gennaio del 2021. In realtà il denaro movimentato in queste operazioni è stato meno della metà, 41 milioni.

La Juventus ha fatto delle plusvalenze il proprio cavallo di battaglia. Le cessioni di Portanova, Petrella e Tonga hanno generato plusvalenze per 25 milioni di euro, ma i tre giovani del vivaio bianconero si sono rilevati in realtà delle contropartite per Rovella del Genova (valutato 18 milioni) e Aké dell’Olympique Marsiglia (valutato 8 milioni).

La Juve ha speso 26 milioni spostando giocatori. Nessun movimento di denaro, dunque, per operazioni che avranno effetti a breve termine sui bilanci grazie alle plusvalenze realizzate.

Lo scambio di plusvalenze riguarda anche il Genoa, i cui 18 milioni spesi per Portanova e Petrella sono di fatto una contropartita secca per Rovella. Sommati ai 26 milioni di valutazione dei cartellini acquisiti dalla Juventus, fanno 44 milioni di euro. In pratica solo due club con le loro plusvalenze hanno inciso per più del 50% sul mercato invernale.

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