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Odio Max Allegri perché ha la cazzimma toscana

Mi piacerebbe molto vedere Allegri sulla panchina del Napoli: musetto, corto muso. Ma il prossimo allenatore sarà Carlo Verdone

Odio Max Allegri perché ha la cazzimma toscana
Photo Matteo Ciambelli

Ho notato che questo nobile sito, che pazientemente ospita le mie ciarle, ha scelto il prossimo allenatore del Napoli: Max Allegri di anni 54 da Livorno, cinque scudetti con la Juve, cominciando a vincere sfruttando la squadra di Conte, che aveva già vinto tre campionati e gli lasciò in eredità l’imperforabile difesa Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, e poi Beppe Marotta gli regalò negli anni Morata (20 milioni), Alex Sandro (26), Cuadrado (34), Mandzukic (19), Dybala (32), Benatia (17), Pjanic (32), Higuain (90), Pjaca (23), Douglas Costa (46) Matuidi (20), Szczesny (12), Bernardeschi (40), Bentancur (9,5), Cristiano Ronaldo (100) per la bella cifra, nel quinquennio vittorioso, di 521 milioni. Exor iniuria verbis. Exor è l’holding della famiglia Agnelli che pompa danaro nella Juve.

Ovviamente Allegri aveva già vinto uno scudetto col Milan di Berlusconi (2010-11) potendo contare su Ibrahimovic, Seedorf, Pippo Inzaghi, Pirlo, Nesta, Thiago Silva, Robinho, Cassano e, toh!, Gattuso.

Non voglio dire che se uno va dal Cavaliere, quando contava, o alla Exor, che conta sempre,  vince automaticamente lo scudetto. Comunque, la competenza è una bella cosa, ma il danaro è più bello ancora. Enumero soltanto la carriera di Annibale Allegri che ha avuto molti più dei 37 elefanti del cartaginese per vincere. La mia è tutta invidia. E vi spiego.

Odio Max Allegri perché è bello, alto, magro e scontroso.

Perché non si presentò all’altare del primo matrimonio forte di ogni ragionevole dubbio, una decisione che gli ammiro.

Perché, a Pescara, con Galeone, non lasciò una sola ragazza in posizione verticale per l’abilità e il fascino che insopportabilmente gli riconosco.

Perché ha quella cazzimma toscana, le labbra sottili e la bocca ad angoli acuti, che conquista qualunque casa dica che sarebbe banale su un’altra bocca, tipo il calcio è molto semplice, bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due, se la dice un altro lo mandano a Sky.

Perché, se viene a Napoli e ci incontriamo, ho paura che mi dica tu sei il primo a leggere libri di calcio e non sai niente di calcio, ed è maledettamente vero, ma io non sono Adani.

Perché nessuno come Allegri sa dire che nel calcio si vince come ai cavalli, si vince di musetto, di corto muso, e chi vince di corto muso è primo e, accidenti, non ci avevo mai pensato.

Perché se due vigili urbani mi multano io non posso dirgli in fondo le Brigate Rosse non facevano così male e lui, invece, glielo ha detto e l’ha detto così bene.

Perché con la Juventus ha vinto undici trofei (5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane).

Odio Max Allegri perché, se giocassimo a poker, i suoi occhietti furbi e le smorfie toscane mi turberebbero, mentre mi piacerebbe vederlo irritato togliersi la giacca e gettarla per terra.

Se viene a Napoli lo accoglierei con rispetto come successe ai cagliaritani quando allenò il Cagliari è fece un nono posto e un sedicesimo prima di essere esonerato a cinque giornate dalla fine. E mi piacerebbe il cinema che verrebbe fuori tra lui e Aurelio.

Mi piacerebbe molto vedere Allegri a Napoli, sulla panchina del Napoli, perché qui, come si sono messe le cose, l’importante non è vincere, ma avere Allegri è l’unica cosa che conta, e vedere l’effetto che fa.

Ma io so che Allegri, un uomo da 7,5 milioni l’anno, da papparsene una quarantina da mamma Juve, non verrà a Napoli perché qui non solo manca il musetto, il corto muso per vincere, ma, più che il corto muso, qualcuno ha il braccino corto. Avremmo anche il problema dove alloggiare un uomo così prezioso. A Castel dell’Ovo? Al Maschio Angioino?

Io so che Max, il mio amico Max, quello vero, Max Gallo, si sveglia e mette un disco dell’Equipe 84: “Ogni mattina apro gli occhi e ti penso, e ho in mente te”. Lui ha in mente Max Allegri. Ma Aurelio ha già in mente il prossimo allenatore del Napoli: Carlo Verdone che, tutto sommato, ci farebbe divertire più di Luciano Spalletti. Un altro maledetto toscano, nato a Certaldo. Giovanni Boccaccio ancora non si dà pace di averlo come concittadino e Totti di averlo conosciuto.

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