A La Verità: «A Ciotti e Ameri sembrava strano li interrompessi, ma io mi sono imposto di essere irremovibile. All’epoca il calcio era una grande famiglia e adesso non lo è più».

Ezio Luzzi, voce storica della Serie B a Tutto il calcio minuto per minuto, si racconta a La Verità. E’ fresco di stampa il suo libro di memorie, “Tutto il mio calcio minuto per minuto”, edito da Baldini & Castoldi.
Parla della differenza tra il divismo dei calciatori dei tempi di Peppino Meazza, che girava per i locali di Milano a bordo di auto di lusso e in compagnia di belle donne, e quello di oggi.
«Il divismo è sempre esistito, ma ora il collegamento con i tifosi non esiste più. Io avevo gli allenatori di B che mi inseguivano per farsi intervistare. Oggi, calciatori e allenatori hanno un manager che li guida. Le interviste vanno concordate con un addetto alla comunicazione. All’epoca viaggiavamo con le squadre negli stessi aerei. Nei fine partita non si può più entrare negli spogliatoi per vedere un giocatore che magari s’incazza e spacca una porta. Bisogna attendere la conferenza stampa. All’epoca il calcio era una grande famiglia e adesso non lo è più».
Il Guerin Sportivo definì Luzzi «Robin Hood post-moderno».
«Certo, perché rubavo spazi alla serie A per darli alla B. I tifosi di provincia mi volevano bene, mi difendevano. Finalmente avevano un loro paladino».
Ciotti e Ameri a volte tradivano un certo nervosismo per i suoi interventi.
«A loro sembrava un po’ strano che li interrompessi da campi di provincia. D’altra parte stavano seguendo partite importanti. Mi sono imposto di essere irremovibile».
Sui radiocronisti di oggi dice:
«Sono più che altro urlatori. Tutti uguali. Io, quando dicevo “Attenzione” o “Scusate”, ero immediatamente riconosciuto».