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Lo show (fuori campo) del Benevento ha fatto riemergere l’essenza di Napoli

POSTA NAPOLISTA – Ci sarebbe da discutere di una salvezza gettata per incompetenza e approssimazione, ma buttarla in caciara rende molto di più

Lo show (fuori campo) del Benevento ha fatto riemergere l’essenza di Napoli

Alla fine l’incompetenza (Foggia), l’approssimazione (Vigorito) e l’incapacità (Inzaghi) sono venute a galla e hanno dato al Benevento il risultato che meritava. Del resto valutato l’andamento globale del campionato, altro epilogo non avrebbe potuto verificarsi. Le colpe della società campana sono state tenute in silenzio grazie all’irrilevanza mediatica di quella terra e di quella squadra. Poi è andata in onda la pochade di Benevento Cagliari. Grazie alla quale è stata finalmente data rilevanza al Benevento e a Benevento, ma dalla parte sbagliata. È comunque evidente che l’approssimazione gestionale sannita è tracimata. In un biz i sanniti hanno palesato le debolezze e la fragilità dei parvenue: dai concetti lunari di Vigorito, allo show inqualificabile di Foggia degno di un dirigente di terza categoria.

Il pareggio interno con il già retrocesso Crotone è stata poi la chicca di una settimana da dimenticare. Parlare di complotti, di Mazzoleni in jeans, di rispetto ed altri ammennicoli ha fatto diventare Vigorito Don Oreste. Ma è tutto semplicemente ridicolo se poi non ci sono i risultati del campo a supportare le lagnanze. Se poi si pareggia in casa con il Crotone e ci si rizela per l’impegno dei calabresi, allora il tutto assume contorni onirici indefiniti.

La causa persa beneventana ha sollevato l’intero arco costituzionale del complottismo partenopeo. Scrittori, anchormen, parcheggiatori, friggitori ed affezionati clienti di friggitori hanno sostenuto con la solita capacità dialettica una causa persa. Hanno gridato allo scandalo, scandendo con vigore il nome di Mazzoleni digrignando i denti e gonfiando le vene. Hanno ricordato Pechino. Hanno discettato in macedone. Hanno rimestato nel torbido di complotti, logge e giochi di potere. Senza aver mai vinto una partita a Risiko!. Il tutto condito da una pervicacia e una supponenza cui ha fatto per fortuna da contraltare il placido silenzio stampa dettato dal presidente De Laurentiis di cui non sentiamo la mancanza mediatica. Ma apprezziamo la silente operatività.
La diversità di comunicazione tra il Napoli e Napoli ci ha fatto pensare ad una cosa che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno ha visto. Napoli non ha bisogno di una seconda squadra. Napoli una seconda squadra già ce l’ha. Basta che il Benevento si sposti di ottanta chilometri. Trovando molta più passione e simpatia. I colori sociali sono irrilevanti. Mai la società sannita ha avuto un tale sostegno nella propria terra, terra fatta di lavoro, silenzio e concretezza, escludendo Ceppaloni. Il Benevento avrebbe un pubblico caloroso, appassionato e pronto a sostenere battaglie per la giustizia. Il campo è irrilevante. Perché se fai quattro punti in campionato con la Juve le altre 36 partite diventano “paesaggio”. Questo andamento combacia alla perfezione con la mentalità che ben conosciamo. Fatta sempre di piccoli passi a resa zero.
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