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Il Guardian: Conte fa così, vince e scappa. Ma lui è il simbolo della crisi dei big club

“Lascia l’Inter, ma non è che Real o Tottenham stiano meglio. Il rimpasto è solo la conseguenza più visibile di brontolii finanziari molto più profondi a livello europeo”

Il Guardian: Conte fa così, vince e scappa. Ma lui è il simbolo della crisi dei big club

“A prima vista Antonio Conte che lascia un club in polemica con i proprietari subito dopo averli portati alla vittoria potrebbe non sembrare particolarmente significativo. Questo è quello che fa, sempre. Il suo addio all’Inter segue quelli simili alla Juventus e al Chelsea, e ha lasciato presto anche la nazionale italiana. Ma questo è un sintomo che va al di là di Conte. Ciò che sta accadendo all’Inter è emblematico del caos del calcio moderno e delle lotte di un’industria che era diventata un palcoscenico per le macchinazioni di soft-power di vari stati e oligarchi e aveva bisogno di un’importante ricalibrazione finanziaria anche prima che la pandemia martellasse i ricavi”.

Questo è il cuore dell’editoriale che Jonathan Wilson dedica sul Guardian alla grande giostra degli allenatori. Che ha investito l’Italia più di altri campionati ma soprattutto che trasmette il senso di mutazione del pallone ai grandi livelli. La tesi è che gli allenatori che girano sono, appunto, il sintomo delle grandi squadre in difficoltà economica.

“Conte e l’Inter sono solo una parte di un quadro molto più ampio: il rimpasto è solo la conseguenza più visibile di brontolii finanziari molto più profondi, di cui le proposte separatiste erano solo l’eruzione più ovvia“.

Conte, scrive il Guardian – è un punto importante nella giostra manageriale. Può essere un uomo difficile, ma ha una lunga storia di successi. L’unico vero dubbio, al di là della sua combustibilità, è il suo record in Europa. Ora sia il Real Madrid che il Tottenham sono destinazioni valide”. Ma che hanno le stesse difficoltà, in modi diversi, dell’Inter che lui ha lasciato.

Al Real “i debiti superano i 900 milioni di euro e il presidente del club, Florentino Pérez, è in guerra con l’Uefa, essendo stato esposto come un buffone in tutta Europa dalla sua autocommiserazione” nell’affare Superlega. “Ma per quanto ridicolo possa essere il belato di Pérez, mette in luce il fatto fondamentale che le finanze del Real Madrid sono state colpite e che hanno un disperato bisogno di scaricare una dozzina di giocatori in un mercato depresso solo per poter iniziare la ricostruzione. Lo stipendio e il prestigio offrirebbero qualche compenso, ma è difficile pensare a un momento peggiore per accettare il lavoro a Madrid negli ultimi 70 anni”.

E poi c’è il Tottenham, il loro nuovo spettacolare stadio che rischia di diventare un fulgido monumento all’arroganza dell’era pre-pandemia, il cui costo ha portato alla riduzione degli investimenti che hanno portato all’impoverimento della squadra e al licenziamento di Mauricio Pochettino, che ha poi portato alla nomina di José Mourinho, con un settimo posto e l’addio annunciato di Harry Kane”.

“Mentre le tessere degli allenatori vengono mescolate freneticamente, può darsi che ciò che conta davvero sia ciò che sta accadendo sotto e le ramificazioni delle perturbazioni economiche dell’ultimo anno, che sono esse stesse il risultato di problemi molto più profondi nella struttura finanziaria di calcio moderno”.

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