ilNapolista

Davvero ci giova l’idea del complotto anti-Meridione?

La sensazione è che stiamo seguendo le solite rotte e ci stiamo lasciando cuocere nel nostro brodo. Ascoltiamo l’ex arbitro Boggi non certo amico di Mazzoleni

Davvero ci giova l’idea del complotto anti-Meridione?

Il giorno dopo il caso Benevento-Mazzoleni-Doveri, le domande che dovremmo porci sono: quanto ci giova tutto questo? E ci riferiamo all’idea – ahinoi quasi dilagante – che siamo in presenza di un complotto nei confronti del Meridione (come se Cagliari fosse Ortisei, tra l’altro; e come se oggi la Salernitana non fosse salita in Serie A ai danni del berlusconiano Monza). E, tornando a bomba, siamo sicuri che tutto questo ci giovi? O siamo all’ennesimo capitolo della storia infinita dell’accomodamento a una sconfitta? In questo caso, la sconfitta sarebbe il mancato raggiungimento della zona Champions. Perché, in un tripudio di protagonismo, siamo riusciti a metterci al centro della scena anche quando l’eventuale furto arbitrale non riguarda il Napoli, almeno non direttamente. Ma procediamo per gradi.

Cominciamo dal campo. Siamo sicuri che fosse rigore per il Benevento? Chi scrive, non ne è affatto sicuro. Ma chi scrive, conta poco. È certamente più autorevole il parere di Boggi, salernitano, ex arbitro e politicamente dall’altra parte della barricata. Ha combattuto la gestione Nicchi e non ama Mazzoleni. A Radio Punto Nuovo ha dichiarato:

Sono l’ultima persona che difenderebbe Mazzoleni, ma nel caso di ieri non è colpa sua. A velocità normale è evidente che quello non è rigore, non c’era manco bisogno della VAR. Mi dispiace per Vigorito ed Inzaghi che mi stanno simpatici, ma ieri non era rigore, tutta la vita. (…) Perché sempre Mazzoleni? Perché non mettono gli arbitri di Serie B a fare il VAR? Certamente non posso deciderlo io, adesso non si può piangere sul latte versato. Ieri, per la prima volta, è stato fatto bene.

Per Boggi il punto è un altro, è che il protocollo Var non è mai stato reso pubblico. E in realtà il punto è proprio quello colto da Boggi. Perché fino a un mese fa, abbiamo sempre saputo che il Var per intervenire avrebbe avuto bisogno che l’errore fosse chiaro ed evidente. E in questo caso la simulazione o presunta simulazione di Viola, diciamo anche la gamba trascinata alla Kaiser Soze, non è chiara ed evidente. Poi, circa un mese fa, Rizzoli ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in cui ha detto che bisogna andare al Var il più possibile per sincerarsi dell’accaduto. Atteggiamento peraltro su cui siamo sempre stati tutti d’accordo. Doveri va al Var e cambia idea. Qui però compie un errore già segnalato ieri: se non ha concesso il rigore per simulazione, avrebbe dovuto ammonire Viola. Altrimenti nessuno capisce niente. E in più gli arbitri continuano a tacere. Della sbandierata trasparenza della gestione Trentalange, non c’è nulla. Ok Orsato è andato in tv a parlare del paleolitico. Ma nessuno ha spiegato quel che è successo a Benevento. Ed è grave. Questo è il punto. Parlare del passato, equivale a non parlare. Non dobbiamo aprire gli archivi dopo 25 anni.

Così come è grave non spiegare la differenza di comportamento rispetto alla domenica prima a Napoli. Perché a Benevento il Var (sempre Mazzoleni) interviene e a Napoli no? La risposta c’è, non è che non ci sia. La risposta è che a Napoli sarebbe dovuto intervenire per stabilire l’intensità di una spinta, mentre a Benevento è in discussione una presunta simulazione. Ma andrebbe spiegato. Andrebbe detto. Con un comunicato. Con un’intervista. Per chiarire i motivi che hanno un condotto a quei comportamenti. O per scusarsi e ammettere l’errore. È inconcepibile che questo non avvenga. In questo il calcio è primitivo, colpevole, omertoso. E ovviamente diventa poco credibile. Questo è il punto su cui battersi. Non è Mazzoleni il cuore del problema, a parere di chi scrive. A prescindere dalla sua inadeguatezza.

Continuiamo a osservare con profondo scetticismo l’ondata di consenso che accompagna l’idea del complotto ai danni del Meridione. Può darsi che sia così, il tempo forse ci dirà qualcosa. E in ogni caso non ci sembra questo l’atteggiamento più efficace per contrastarlo. Restiamo dell’idea che servirà soltanto a creare altri alibi, a indebolire la nostra autostima, a sottrarci certezze. Scene che abbiamo visto più e più volte. Con la novità che stavolta tutto è nato da una partita estranea al Napoli. È ovvio che la partita di Firenze di domenica prossima (si gioca prima con l’Udinese eh) la affronteremo probabilmente con un carico di tensione che non potrà che nuocerci. È come se ci stessimo facendo cuocere nel nostro brodo. Questo, ovviamente, al netto di un sistema preistorico che non prevede l’abc, ossia le motivazioni alla base di una decisione. Tutti devono motivare. Le sentenze si motivano. Ci sono le cartelle cliniche. Gli arbitri no. Agiscono e non devono rendere conto pubblicamente dei loro comportamenti. Siamo tra il preistorico e il grottesco.

ilnapolista © riproduzione riservata