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El Paìs: “Andrea un personaggio minore degli Agnelli, desiderava essere all’altezza del cognome”

Il quotidiano spagnolo: «Le sue imprese così come il suo fisico non sono mai state straordinarie. Si è imbarcato in un’impresa più grande di lui (la Superlega)»

El Paìs dedica un articolo ad Andrea Agnelli, titolo: “Una macchia sulla leggenda Agnelli”. Il corrispondente del quotidiano spagnolo, Daniel Verdù, si sofferma su uno dei principali protagonisti del disastro Superlega. E ricorda che ci sono dubbi sulla pazienza di John Elkann nei suoi confronti.

È l’unico della sua generazione che è riuscito a perpetuare il nobile cognome, ma le sue imprese – né il suo fisico – non sono mai state le più straordinarie della famiglia. La Superliga, in cui Florentino Pérez si è imbarcato, è stata l’occasione per lasciare il segno con un progetto che avrebbe rivoluzionato lo sport.

El Paìs lo definisce “un personaggio minore della dinastia”, messo alla Juventus anche perché

all’inizio del secolo la famiglia si era stancata dei manager esterni e aveva scommesso sulla linea di sangue per riportare la squadra in alto. Fino a questa settimana, Andrea aveva credito. Ha preso la Juve in Serie B per le colpe di Luciano Moggi, oggi è il presidente più vittorioso nella storia del club con 18 trofei in 10 anni. Nove scudetti di fila e due finali di Champions. Al di là del trauma di non aver vinto le due finali, le cose stavano andando ragionevolmente bene. Ma lui voleva di più. E ora la situazione si è fatta difficile.

Sembra difficile – ricorda El Paìs – che la Juve possa svolgere un ruolo nell’evoluzione del calcio fin quando ci sarà Ceferin alla presidenza della Uefa.

Andrea Agnelli ha sempre desiderato essere all’altezza della leggenda del suo cognome. La Super League è stata la grande occasione per lasciare il segno. Anche per il prossimo aumento di capitale del club. Coloro che lo conoscono dicono che la famiglia era stata informata dell’operazione e l’aveva approvata. Non ci dovrebbero essere avvicendamenti.

Il quotidiano scrive che

l’idea generale in Italia è che Agnelli, che da tempo cospirava segretamente, sia entrato in un’impresa troppo grande anche per il suo cognome. Mentre Florentino Pérez non è stato nemmeno spettinato da quel che è accaduto, al presidente della Juventus potrebbe costare la carriera.

E cita l’intervista a Repubblica in cui Agnelli ha sottolineato che c’era un “patto di sangue” tra tutte le squadre della Superliga quando invece in sei (su dodici) avevano già abbandonato. “Un’intervista che compromette la leggenda”.

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