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La Procura: «’Meglio morto che con un’altra’, così la fidanzata uccise Denis Bergamini»

Su La Stampa l’informativa della Procura di Castrovillari sulla morte del centrocampista del Cosenza. Unica indagata è Isabella Internò. Lui l’aveva lasciata, lei lo fece uccidere

La Procura: «’Meglio morto che con un’altra’, così la fidanzata uccise Denis Bergamini»

Non si trattò né di suicidio né di incidente stradale. Denis Bergamini, centrocampista del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989 sotto le ruote di un camion su una statale calabra, fu ucciso dalla ex fidanzata. Per gelosia. E’ lei l’unica iscritta nel registro degli indagati.

La Procura giudiziaria di Castrovillari ha ripercorso l’intera vicenda in un’informativa di 1700 pagine. La conclusione è che si trattò di un omicidio. Ne parla La Stampa.

Lei, Isabella Internò, era gelosa, possessiva, ossessionata da quel ragazzo biondo. Nell’informativa è scritto nero su bianco:

«Ricorreva a forme di controllo continue e asfissianti, tipo quella di nascondersi per spiare Denis quando rientrava a casa, di annusare i vestiti per accertarsi di eventuali profumi di altre donne, di sottoporlo a perquisizioni».

Sognava di sposarlo, ma lui ad aprile la lasciò, con un biglietto in cui si augurava potessero restare amici. Era la terza volta che provava a lasciarla. Nel biglietto scriveva:

«Ciao Isa, vorrei che tu passassi delle feste in maniera più serena, comunque vadano le cose rimarrai sempre nel mio cuore. Forse non potrai mai comprendere la mia amarezza per questa avventura finita male, ma a quella decisione ci ho pensato tante volte e non ce l’ho proprio fatta. Un bacione amicone del cuore. Denis».

Isabella non poteva sopportare che Denis fosse di un’altra, in futuro. Da qui la decisione di ucciderlo. Scrivono gli investigatori: «Avrebbe preferito vederlo morto piuttosto che saperlo di un’altra». La decisione maturò, secondo la Procura, in famiglia. Denis fu attirato in una trappola: Isabella aveva abortito e lui fu convocato per discuterne. Ma quando si presentò all’appuntamento, fu soffocato da un sacchetto di nylon e steso a bordo strada per inscenare il suicidio. La Procura scrive:

«Si ritiene che i genitori della Internò fossero a conoscenza del piano criminoso della figlia, ma la loro partecipazione non può essere ritenuta una mera connivenza passiva. Per quel che riguarda gli altri complici, ovvero i due giovani visti sulla scena del crimine subito dopo la commissione del reato, si ritiene che essi siano da ricercare sempre nella famiglia più stretta della Internò, ma i dati raccolti non consentono di addivenire all’individuazione di costoro».

 

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