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Ibra: «Una giornata senza i giocatori del Milan è come una giornata senza i miei figli»

In conferenza stampa: «Mi piace allenarmi forte. A volte i miei compagni mi rallentano, a volte invece non ci riesco. Allenare? È più facile essere un giocatore che un allenatore»

Ibra: «Una giornata senza i giocatori del Milan è come una giornata senza i miei figli»

Zlatan Ibrahimovic ha parlato in conferenza stampa al fianco del ct della Svezia Janne Andersson.

Sul suo ritorno in Nazionale:

Non vengo qui perché sono Zlatan o Ibrahimovic. Tutto quello che ho fatto prima non ha importanza, sono qui per dare il mio contributo. Voglio stare bene fisicamente. In questo momento mi sento bene. Io sono forte. Sono qui solo per aiutare e fare del mio meglio. Se me lo chiedi, sono il migliore al mondo…”.

Sul suo ruolo in squadra:

“Il ct Andersson gioca con due attaccanti, a volte giochiamo così al Milan. Sono appena arrivato. Al mister ho solo promesso di decidere le partite”.

Sul resto del gruppo:

“E’ stato divertente arrivare nell’hotel con tutti i giocatori. Qualche quadro è cambiato, ma è stato belle vedere gente come Sebastian Larsson e Emil Krafth. L’unica cosa che ho chiesto è di non menzionare la mia età”.

Su quanto è cambiato con l’avanzare dell’età:

“Più invecchio e più ho pazienza. Sia dentro che fuori dal campo. Il negativo è un carburante per me, il positivo non lo guardo mai. Sicuramente ora ho molta esperienza, so bene per cosa sprecare energie. A me piace allenarmi forte. A volte i miei compagni mi rallentano, a volte invece non ci riesco“.

Sul suo modo di giocare:

“Sono sempre lo stesso ma gioco in modo diverso. Adesso non faccio le cose che facevo cinque, dieci, 15, 20 anni fa. Faccio quello che penso sia meglio per la squadra“.

Ibra ha escluso di ritirarsi dal calcio nel prossimo futuro.

Non è ancora il momento. Gioco finché posso. Questo pensiero l’ho avuto dopo l’infortunio. Voglio continuare a fare ciò che amo, il calcio è la mia passione”.

E ancora:

“Ieri ho battuto un record, ma non è un record che voglio. Voglio giocare tante partite con il Milan. Per me è una sfida mantenere al meglio il mio fisico ogni giorno. Io sono molto onesto con me stesso. Molti arrivano a una certa età e pensano di poter continuare a giocare allo stesso modo. Io faccio il contrario, mi adeguo“.

Sul suo essere leader:

“Gioco in una delle squadre più giovani d’Europa. Un leader non è qualcosa che scegli di essere, è qualcosa che succede e basta. Spingo i miei compagni di squadra ogni giorno. Alcuni la prendono nel modo giusto. Ma adesso sono in Nazionale. Questi sono giorni così brevi. È un peccato, bisogna fare tutto in pochi giorni. È il lavoro più difficile del mondo. Come leader, sono me stesso e cerco di far rendere al meglio gli altri”.

Sul suo fisico:

A volte si blocca. La testa a volte è più veloce di quanto le gambe possano sopportare. Ma in questo momento si tratta solo di sentirsi bene e giocare, ogni volta che scendo in campo sono come un bambino che tocca il pallone per la prima volta. Non era così prima dell’infortunio, è arrivato dopo. Se è la testa a decidere, non mi fermo mai. Non sono lo stesso giocatore di prima, ma continuo a giocare”.

Sui giovani compagni:

“È eccitante. Terrò il loro ritmo. Se sono il loro idolo? Non lo so. Quando siamo in campo, dobbiamo dimenticarlo, siamo una squadra”.

Su come sarà utilizzato dal ct:4″Sono a disposizione del ct, toccherà a lui valutare e decidere. Non avrei problemi ad iniziare dalla panchina, sono qui per aiutare la squadra. Non pretendo nulla”.

Ibra ha ribadito ancora una volta quanto sia importante per lui vincere:

“Io credo nel successo. In tutto quello che faccio voglio vincere. È per questo che gioco”.

Ha dichiarato che il Milan “Non ha avuto obiezioni sul mio ritorno in nazionale” ed ha anche detto che i vecchi problemi con il ct della Svezia “fanno parte del passato”.

Su un suo futuro da allenatore:

“In questo momento non penso al ruolo di allenatore. Penso che sia più facile essere un giocatore di calcio che un allenatore. Soprattutto se sei stato un ex giocatore. Penso che sia molto stressante essere un allenatore”.

Sulla sua voglia di tornare in Nazionale:

“Quando sono tornato dagli Stati Uniti e ho firmato per il Milan, mi sono sentito di nuovo vivo e ho sentito che avrei potuto esibirmi ad alto livello. La volontà cresceva sempre di più, avevo seguito la Nazionale e giocare in Nazionale è una delle cose più belle nel calcio. Ma non dipendeva solo da me. Deve corrispondere a ciò che vuole il ct. Quando ho vinto il Pallone d’Oro svedese, ho dichiarato su un giornale che volevo giocare di nuovo in Nazionale. Ci siamo messi in contatto, io e il ct, e ora sono seduto qui. Ho avuto un grave infortunio. Quando sono stato infortunato, pensavo nella mia testa di essere il migliore, ma fisicamente non lo ero. Ma ora sono qui, questo è il mio desiderio. Mi è mancata la nazionale. Sono qui per decidere le partite, come succede anche al Milan. Non scendo in campo per perdere tempo, ma per giocare al 100%“.

Sul Milan:

“Sono ottimista. Una giornata senza i giocatori del Milan è come una giornata senza i miei figli. Questa è la relazione che abbiamo creato. È come se fossimo seduti in una stanza e tutti stessero aspettando che Zlatan venga a dirci cosa fare, io voglio farne parte. Mi piace il progetto che sta facendo il Milan in questo momento. Non è la stessa squadra di dieci anni fa, quando compravano giocatori mondiali”.

Sul Mondiale 2022:

“Dipenderà da come mi sento. Posso sognare, posso desiderare ma quando si parla di playoff e anche del Milan. Hai detto 41 anni. Il mio lavoro è dimostrare che la mia età sull’aereo non è di 41 anni. Ma riguarda lo stato fisico.

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