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Cartabellotta (Gimbe): «Impensabile riaprire scuole, negozi e locali. Manca un piano strategico» 

A La Stampa: «Se si deciderà di allentare bisognerà avere la consapevolezza che o decolla davvero la vaccinazione o vanno aumentati i posti in ospedale, altrimenti avremo più ricoveri e più decessi»

Cartabellotta (Gimbe): «Impensabile riaprire scuole, negozi e locali. Manca un piano strategico» 

La Stampa intervista il presidente della Fondazione Gimbe di Bologna, Nino Cartabellotta. Nonostante i casi di Covid, nell’ultima settimana, siano diminuiti del 5%, dice, è ancora presto per cantare vittoria e parlare di riaperture.

Cartabellotta si sofferma sul numero dei morti, dobbiamo aspettarci una crescita, anche se in questo momento il dato è stabile.

«Dobbiamo temerne una crescita perché gli ospedali sono ancora molto pieni: 28.438 ricoverati nei reparti e 3.588 in terapia intensiva. Numeri che continuano a salire, anche se più lentamente».

Si tratta soprattutto di giovani.

«Non solo anziani. La terza ondata ha coinvolto più giovani e questo potrebbe portare a una letalità più bassa, anche se siamo vicini al picco di 3.848 posti occupati in terapia intensiva della seconda ondata».

Secondo Cartabellotta non è ancora possibile pensare alle riaperture. Soprattutto delle scuole.

«Sarebbe bello, ma la coperta è corta e manca un piano strategico. Non ci sono le condizioni epidemiologiche per riaprire scuole, negozi e locali. Difficilmente prima dell’estate avremo vaccinato anziani e soggetti fragili, anche perché si è data priorità a categorie casuali, per cui bisognerà mantenere ancora a lungo misure restrittive. Se si deciderà di allentare bisognerà avere la consapevolezza che o decolla davvero la vaccinazione o vanno aumentati i posti in ospedale, altrimenti significherà accettare più ricoveri e più decessi».

Il presidente Gimbe parla anche della vaccinazione: va a rilento, dice.

«Solo il 4,4 per cento di italiani ha avuto due dosi, circa 2,6 milioni di persone, con differenze regionali importanti. Degli over 80 ne sono stati vaccinati il 20 per cento con due dosi e il 27 con una. Il dato positivo è che per fortuna AstraZeneca, nonostante il blocco e le polemiche, sembra essere molto richiesto».

Le cause sono la scarsità di rifornimenti, il ritardo nella partenza della campagna e la disorganizzazione di molte regioni

«che hanno vaccinato persone a caso, comprese le 900mila che nei documenti ministeriali sono indicate con la non meglio precisata categoria “altro”».

 

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