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Zappacosta: «Mio padre mi allenava, ma non mi faceva giocare per non farmi passare per il figlio di…»

Al Secolo: «Non è tipo che commenta spesso, e se proprio deve mi punzecchia sulle cose negative, sugli errori. Ma è lui che mi ha trasmesso il valore del ‘non mollare mai’»

Zappacosta: «Mio padre mi allenava, ma non mi faceva giocare per non farmi passare per il figlio di…»

Il Secolo XIX intervista Davide Zappacosta, esterno destro in prestito al Genoa dal Chelsea.

«L’ultimo anno al Chelsea avevo giocato poco e alla Roma mi sono rotto il crociato. Volevo rimettermi in gioco e il Genoa era la squadra ideale: club importante, con la voglia di costruire una squadra ambiziosa e tanti compagni animati da voglia di riscatto. Per questo non ho esitato e ho detto subito sì: mi sono ritrovato subito nella mentalità di un gruppo e di un club affamati, spinti dalla voglia di rivalsa».

Su Ballardini:

«Per prima cosa ci ha ridato la serenità che forse ci stava venendo a mancare. Nel calcio quando ti va male non è facile, devi cercare di rimanere lucido e sereno, ma con intelligenza. Poi con allenamenti molto intensi siamo cresciuti fisicamente e tutto questo ci ha dato la spinta per venirne fuori. Il salto di qualità è arrivato anche grazie alla consapevolezza dei nostri mezzi: ora conosciamo meglio le nostre debolezze, ma pure le nostre forze. E in campo ci aiutiamo tanto, corriamo insieme, ci sacrifichiamo. Ma siamo ragazzi intelligenti e non ci siamo dimenticati dei brutti periodi vissuti: sappiamo di non poter essere così ingenui da mollare ora».

Zappacosta parla del rapporto con il padre, fondamentale nella sua crescita.

«Non è tipo che commenta spesso, e se proprio deve mi punzecchia sulle cose negative, sugli errori. Ma è lui che mi ha trasmesso il valore del ‘non mollare mai’. Da ragazzino mi ha allenato per un anno e non mi ha fatto mai giocare per non farmi passare per ‘il figlio di’. Però mi allenavo bene e lui mi diceva: ‘Continua così, ti toglierai soddisfazioni, non mollare mai’, un messaggio che mi sono portato dentro nel tempo».

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