Ad ottobre il presidente Uefa diceva che sarebbe stato meglio limitarlo “alle situazioni più controverse”. Le sue raccomandazioni sono state accolte dagli arbitri “come un “se volete, fatene a meno””.
«Ci sono molte proposte su come migliorare il Var. Per me la cosa più utile è che sia usato per le situazioni più controverse. In alcune leghe il gioco viene interrotto per troppi minuti, questo non è un bene per il calcio. La soluzione è limitarne l’applicazione, sul fallo di mano per esempio ci sono diversi dubbi. O sul fuorigioco di 1-2 cm. E naturalmente sul portiere che magari supera la linea di pochi centimetri durante il calcio di rigore».
Su Libero, Tommaso Lorenzini ricorda le parole di Aleksander Ceferin, presidente Uefa, nello scorso ottobre, a proposito del Var. E scrive, in sostanza, che è per colpa sua che il Var non utilizzato abbastanza, in Europa.
Le sue raccomandazioni sono state accolte dagli arbitri, scrive,
“come un “se volete, fatene a meno””.
L’ultimo turno di Champions “ha lasciato macerie fra i club italiani”, con diversi contatti dubbi che non sono stati rivisti al Var e hanno condizionato le partite.
E scrive:
“Se il protocollo non prevede che l’addetto Var richiami Stieler, l’arbitro di Bergamo, che ha giudicato “chiara occasione da gol” l’imbucata di Mendy e dunque ha optato per il rosso diretto, al di là delle teorie complottiste parecchio italiote è incomprensibile il motivo per cui nei casi di Ronaldo e Milinkovic non ci sia stata comunicazione alcuna perlomeno di un “check var”, o la volontà di approfondire con un controllo, una ammissione di potenziale errore che avrebbe soltanto rafforzato la posizione degli arbitri, esponenti di una categoria che preferisce farsi dare del “cornuto” ma non correre il rischio di cambiare idea e fischiare bene”.