ilNapolista

Minacce, razzismo, abusi ai giovani calciatori: l’intervista che ha sconvolto il calcio inglese

Un ex del Fulham ha raccontato la sua esperienza e ha assicurato di non essere stato il solo. Il club ha avviato un’indagine interna

Minacce, razzismo, abusi ai giovani calciatori: l’intervista che ha sconvolto il calcio inglese

Max Noble oggi ha 30 anni, ma non ha dimenticato quanto gli è costato provare a raggiungere il sogno di diventare un calciatore. Ha dovuto fare i conti con ansia, depressione, desiderio del suicidio. È a conoscenza che più di 150 giovani giocatori hanno avuto esperienze simili: c’è chi si è tolto la vita e ha provato a farlo, chi praticava autolesionismo e non ne parlava con nessuno. Così ha creato un gruppo di supporto con 25 colleghi con cui ha condiviso la sua esperienza e i traumi che gli ha causato quest’ambiente, come il bullismo, il razzismo, le minacce per farsi assistere da un determinato agente, il Fulham che non gli paga una doppia operazione alle ginocchia poco prima di tagliarlo dal settore giovanile.

Noble ha rilasciato un’intervista a al portale inglese inews e, dopo che il giornalista che l’ha realizzata ha informato il Fulham di questa situazione, il club ha fatto scattare immediatamente un’indagine interna.

È il più grande e meglio tenuto dei segreti del calcio.

La situazione è comune a tanti club inglesi. Il 98% dei giovani che vengono presi nelle giovanili tra i 16 e i 18 anni, viene poi tagliato entro i 21 anni. In tutti loro si instillano false speranze, si rovina l’istruzione, si negano esperienze importanti, tutto per 400 sterline al mese e nessun supporto dopo che le società decidono di non puntare più su di loro.

L’unica cosa che vorrei che cambiasse è che se si porta via un ragazzo dalla scuola, gli si devono le cure successive. Non gli puoi promettere il mondo e poi li ignori quando sono depressi o passano ciò che ho passato io. Non lo auguro a nessuno. Il sistema delle academy sta fallendo completamente e si vede dai numeri.

Nel caso di Noble, il Fulham l’aveva convinto a lasciare gli studi prima che si diplomasse, con la promessa di un contratto da professionista tre anni dopo. Aveva il morbo di Osgood-Schlatter che provoca dolori alle ginocchia ma gli fu detto che non era necessaria l’operazione per risolvere il problema ma gli iniettavano antidolorifici. Aveva 15 anni ed era disposto ad assecondare qualsiasi richiesta avesse il club.

Compiuti 16 anni, aveva maturato il diritto di essere rappresentato da un agente. Un dirigente del Fulham gli disse che ne avrebbe dovuto scegliere uno su loro indicazione. Ricevette altre offerte e venne minacciato: o sceglieva come gli era stato detto o veniva tagliato dalla prima squadra, con cui si stava allenando.

Da ragazzino non pensavo potesse essere vero. Nelle otto settimane successive non ho toccato un pallone. Non mi era permesso di allenarmi, di giocare.

Quel dirigente non lavora più al Fulham ma è ancora nel mondo del calcio.

Una cosa che non ho mai capito è come può un uomo del genere, che dovrebbe prendersi cura dei ragazzi, restare al suo posto se li minaccia.

Poi c’è il capitolo razzismo.

Perdemmo 3-4 partite di fila e ci dissero che ci eravamo comportati male. Gli unici che si poterono allenare con la prima squadra erano i bianchi. Avevamo otto giocatori neri che rimasero nello spogliatoio, mentre 3-4 bianchi si allenarono con le riserve. Non ci avevano permesso di pranzare in mensa, così abbiamo mangiato negli spogliatoi che però erano pieni di fango ovunque. Ci appoggiavano dei panini in un vassoio che ci lasciavano per terra. Questa storia è andata avanti per due mesi. Con chi ti puoi lamentare? A chi la racconti? Tremavo nel bagno e non volevo incrociare quel dirigente, mi faceva sentire sempre come se avessi sbagliato qualcosa.

Mi sono dovuto pagare l’operazione e la riabilitazione. Non ho avuto nemmeno una telefonata o un supporto psicologico, un’opportunità di lavoro, un corso, niente. Ho avuto il doppio intervento tre giorni prima di compiere 19 anni. E non avevo più una vita sociale per il calcio. Pensavo di aver fallito, di essere un perdente. È stato il punto più basso della mia vita, non volevo saperne nulla.

Cinque ragazzi sono finiti in prigione ma Noble assicura

Erano i ragazzi più gentili che potessi incontrare e sono stati lasciati in un angolo.

Ho imparato tanto sulla mascolinità tossica, funziona come la tempesta perfetta. Dei ragazzi vengono abusati, manipolati, restano in silenzio perché sono mortificati, non ne escono perché gli si dice che l’industria del calcio gli ha dato un’occasione che non hanno colto ed è colpa loro. Non voglio combattere con l’associazione calciatori o la federcalcio, vorrei solo che ammettessero che queste cose accadono e che facessero qualcosa per evitarle.

ilnapolista © riproduzione riservata