«Ho 4 record italiani d’atletica, ma la gente mi fa i complimenti perché faccio la spesa»

Su Repubblica intervista a Diego Gastaldi: "In Italia qualunque cosa faccia un disabile viene vista come straordinaria. Io non voglio essere un esempio di vita"

gastaldi

Diego Gastaldi è un atleta disabile che detiene 4 record italiani di atletica, ha vinto due medaglie agli Europei di Berlino nel 2018- E la gente lo ferma al supermercato complimentandosi, perché riesce addirittura a fare la spesa.

Repubblica lo ha intervistato, e il suo punto di vista racconta il cortocircuito sulla rappresentazione della normalità. A lui essere considerato “un esempio di vita” non piace:

Per tutti io sono un grandissimo atleta, un campione. Ma c’è gente che mi ferma mentre sono al supermercato e si complimenta perché faccio la spesa, o che mi incontra in palestra e mi dice che sono un punto di riferimento. In realtà sono un ragazzo normale, che grazie e a causa della disabilità ha avuto l’opportunità di partecipare a eventi speciali, come le Paralimpiadi”.

Gastaldi è rimasto vittima di un incidente stradale nel 2011, ha provato la carabina e il canottaggio ma “è sulla pista di atletica che ha ritrovato la passione che aveva da ragazzo, tanto da specializzarsi nei 100, 200, 400 e 800 metri in carrozzina, discipline nelle quali detiene il record italiano della propria categoria. È anche uno degli atleti di punta del team Obiettivo 3, centro d’ascolto nelle disabilità ideato da Alex Zanardi”, scrive Repubblica.

“Il mondo paralimpico è pieno di forzature. Qualunque cosa faccia, ad esempio, io sono bravo, un fenomeno, un campione: sono sempre stato contrario a questa cosa perché mi vedo come una persona normale che ottiene questi risultati perché si allena, stop. La disabilità mi apre delle porte che prima dell’incidente mi erano chiuse, certo, anche il solo fatto di partecipare alle Paralimpiadi, ma questo accade perché nel nostro campo c’è meno concorrenza, si parla di due ordini di grandezza totalmente diversi rispetto ai normodotati. Però qualunque cosa faccia un disabile viene vista come straordinaria“.

“Da quando ho fatto l’incidente, più o meno 10 anni fa, ho visto cambiare tantissimo il nostro Paese: prima non sapevo neanche cosa fosse il mondo della disabilità, avevo 27 anni, ero un toro, non avevo mai visto un medico, era una cosa completamente lontana da me e il fatto che fosse lontana dipendeva appunto dalla mancanza di cultura. Oggi nel mio piccolo noto una grande attenzione: prima mi vedevano come un alieno, adesso molto meno, trovo sempre meno barriere architettoniche. Poi è tutto migliorabile, certo. Se c’è qualcosa che va male penso: ‘chi se ne frega, andrà meglio qualcos’altro’“.

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