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«Anche prima della pandemia si sceglieva chi mandare in Rianimazione, oggi devi solo farlo più spesso»

La responsabile della rianimazione del Mauriziano di Torino a La Stampa: «Prima capitava due o tre volte al mese. Oggi anche trenta. Il decreto non dice di scegliere tra chi deve vivere e chi deve morire»

«Anche prima della pandemia si sceglieva chi mandare in Rianimazione, oggi devi solo farlo più spesso»

Su La Stampa l’intervista alla responsabile di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Mauriziano di Torino. Il tema è la bozza del piano pandemico per l’Italia per il periodo 2012-23, di cui ieri Repubblica ha riportato alcuni stralci. In esso è scritto che “se le risorse sono scarse occorre scegliere chi curare prima”. La dottoressa Gabriella Buono risponde:

«Nessun medico sceglie chi deve vivere e chi deve morire, e anche il decreto non dice di far questo. È, invece, una indicazione ad utilizzare le risorse nel modo migliore. Valutando se il ricovero in Rianimazione sarebbe, o meno, indicato».

La valutazione passa attraverso i triage clinici: ci sono parametri ben precisi che indicano quando la Rianimazione è utile a salvare la vita di una determinata persona. In base ai casi, spiega,

«se l’ingresso in rianimazione viene valutato inutile, o addirittura dannoso, viene evitato».

I parametri, essenzialmente, riguardano le patologie pregresse, una scala di fragilità e il rischio morte. Anche a lei è capitato di scegliere, anche prima del Covid.

«Guardi che si sceglieva anche prima della pandemia: in Rianimazione si andava, e si va tutt’ora, per un sacco di problemi. Soltanto che prima ti capitava di dover scegliere due o tre volte al mese. Oggi devi farlo anche trenta».

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