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“La conversione” vince il Premio del Pubblico al Rome Independent Film Festival

Il documentario di Giovanni Meola sulle storie dell’ex manager bancario Vincenzo Imperatore e dell’ex galeotto Peppe De Vincentis

“La conversione” vince il Premio del Pubblico al Rome Independent Film Festival

La duplice storia dell’ex manager bancario Vincenzo Imperatore [ora consulente contro gli abusi delle banche] e dell’ex galeotto Peppe De Vincentis [ora attore e drammaturgo] ha vinto il Premio del Pubblico quale miglior documentario alla XIX edizione del Rome Independent Film Festival. Dal vortice dei soldi alla scrittura catartica, dalla perdizione alla redenzione – attraversando due libri e due spettacoli teatrali – il racconto cinematografico LA CONVERSIONE, opera scritta e diretta da Giovanni Meola, sale sul podio della XIX edizione del RIFF, dov’è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione National Documentary Competition.

“Anche a distanza siamo riusciti a incontrare un pubblico attento, curioso, partecipe e sensibile – dichiara il regista Giovanni Meola – per questa duplice storia di certo non comoda, non consolatoria ma molto intensa nella sua radicalità e verità. Ringrazio il Rome Independent Film Festival per aver accolto questo film e gli spettatori e le spettatrici che lo hanno veduto e votato online. Adesso la volontà è portarlo in sala in tutta Italia prima possibile per incontrare di persona nuovi spettatori e nuove spettatrici. Un grazie enorme, infine, ai due protagonisti, Peppe De Vincentis e Vincenzo Imperatore, e a tutti i miei indispensabili collaboratori”.

Un racconto-documentario che si dipana su più livelli è questo firmato da Meola, regista/drammaturgo/attore napoletano, galleggiando fra impianto biopic, inchiesta e formula teatrale. Peppe, originario dei Quartieri Spagnoli, poi sfrattato nella baraccopoli del quartiere Fuorigrotta, tra 1969/1970/1972 aveva già scontato parecchi anni in cella in quello che fu il Carcere minorile Filangieri, oggi trasformato in edificio occupato culturale-sociale e ribattezzato Scugnizzo Liberato. Così nel film si abbandona con purezza e crudele sincerità. Vincenzo, ex capo area delle strutture bancarie, perduto nelle correnti fra etica, bonus, sistema Q48 e bugie, rievoca procedure e indottrinamenti matematico-malavitosi, fino ad ammettere un patologico desiderio di competizione. Accomuna i due uomini – che da estranei diventano finalmente soci nel riscatto – il desiderio di indovinare un ascensore sociale. Qualunque esso sia. Spietato, credibile, pericoloso, imprevedibile. Le musiche originali (fisarmonica e voce) di Daniela Esposito lasciano esplodere la volontà di confronto dei due protagonisti. Senza finzioni e senza rancori. “Sottrarre e ingannare – sostiene il regista Giovanni Meola – sono state, a lungo, le attività principali delle vite di Peppe e Vincenzo. Entrambi, a un certo punto, hanno detto basta. Ed entrambi hanno cominciato, fatalmente, a scrivere e a svelare quello che erano stati, quello che avevano fatto e i segreti dei mondi dai quali provengono. Una cena tra loro due, curiosi di conoscersi tra domande e risposte senza remore, è di fatto la spina dorsale del mio racconto. Ciò ha rafforzato la mia intuizione iniziale, cioè che sarebbe stato assai interessante provare a raccontare le loro storie in parallelo. Due facce di una Napoli matrigna e da sempre piena di insidie”.

“Non dire bugie ma non dire tutto”.

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