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“La conversione” mostra il virus di Napoli ma anche il vaccino

Il documentario di Giovanni Meola sulla vita di De Vincentis che le banca le rapinava e di Imperatore ex manager che ha disvelato le truffe del sistema bancario

“La conversione” mostra il virus di Napoli ma anche il vaccino

Rappresenterà Napoli alla XIX° edizione del  RIFF (Rome Independent Film Festival) – National Documentary Competition, che si svolgerà dal 27 novembre in streaming sulla piattaforma MyMovies, il documentario “La conversione” con la regia di Giovanni Meola. Una produzione VIRUS FILM con Amira3 e Reset che racconta della vita parallela di Vincenzo Imperatore il bancario che ha disvelato il sistema camorristico delle truffe – “Io so e ho le prove (Chiarelettere)” – e Peppe De Vincentis trafficante-rapinatore di banche che ora è divenuto commediografo apprezzato: la sua esperienza è stata trasfusa nel testo “Il campo del male (Pironti)”.

Tutto nasce dalla teatralizzazione de libro di Imperatore fatta dallo stesso Meola che l’ha trasferita, come porzione, in questo biopic parallelo dove De Vincentis ex sfollato ai Cavalleggeri D’Aosta parla della sua esperienza al Campo del male – diventata anch’essa una pièce. Imperatore, dal Don Bosco all’Università, approda al Credito italiano e quando questi si trasforma in Unicredit ha il coraggio di farsi pentito di un sistema che adulterava parole e pose teatrali per frodare piccoli imprenditori gravati già da reati quali l’evasione fiscale. Ora è apprezzato consulente e formatore.

De Vincentis dalle guainelle di Campo del male approda all’ex “Filangieri” – ora “Scugnizzo liberato” – e inizia a fare furti e poi rapine in gioiellerie e banche; entra ed esce da galera e finisce all’Opg, fino a diventare schiavo della cocaina. L’anello di congiunzione tra questi personaggi solo apparentemente dissimili è la loro scelta mondana – “La conversione” – di non nascondersi più.

Le due Napoli diventano in una cena-confessione l’occasione per raccontarsi nell’ascolto reciproco. Toccanti i racconti di De Vincentis della sua dipendenza dalla droga e quelli di Imperatore che mette a nudo i meccanismi di un’altra spersonalizzazione: quella della morte della persona in banca. Collante di questo dialogo inusuale sono le musiche di Daniela Esposito che esaltano le nenie con una fisarmonica che si fa memoria. A nostro parere De Vincentis è un grosso attore di quella napoletanità che ricrea la morte in vita, mentre Imperatore è figlio di quella Napoli manageriale che è stata uccisa dalla camorra legale o meno. Due vissuti di coraggio apodittici: Napoli ha in sé il virus, ma è capace di produrre autonomamente anche il vaccino.

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