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Casarin: «Accettare le offese all’arbitro, equivale a cancellare la figura dell’arbitro»

Sul Corsera l’arbitro preferito da Maradona offre una lezione di vita più che di regolamento e smonta la teoria dell’arbitro che deve capire i momenti

Casarin: «Accettare le offese all’arbitro, equivale a cancellare la figura dell’arbitro»

Paolo Casarin – a scanso di equivoci l’arbitro più stimato da Maradona – scrive sul Corriere della Sera un colonnino che oseremmo definire perfetto. Scrive dell’ultima moda: l’arbitro che dovrebbe capire i momenti della partita.

Si auspica la nascita dell’arbitraggio secondo i momenti particolari della partita. Così ha fatto capire Rino Gattuso quando ha contestato l’espulsione di Insigne da parte di Massa: «Ha detto solo un vaffa, si tratta del capitano del Napoli, l’arbitro deve capire il momento…». Il momento. Approfondiamo, con un altro esempio.

E Casarin fa l’esempio della prima ammonizione. In tanti dicono che non si può ammonire un giocatore al primo fallo. Quindi, sostiene giustamente Casarin, a ciascun calciatore dovrebbe essere concesso un bonus per la prima infrazione.

Casarin passa al caso di rigore e quindi del nervosismo dei calciatori.

Anche se si tratta di un rigore evidente e ribadito dalla Var, deve essere permesso, ai giocatori che lo subiscono, di scaricare il nervosismo mandando a quel paese l’arbitro.

Una sorta di vaffa-day autorizzato.

Casarin riporta Gattuso e i suoi laudatores alla realtà.

Nel gioco del calcio, con regole chiare e note , non si possono rinviare decisioni che comportano provvedimenti disciplinari e che l’arbitro deve applicare fin dall’inizio. Non basta avere lo stesso metro per tutta la gara per essere considerato un buon arbitro. Il metro è solo quello della regola che prevede contemporaneamente fallo e sanzione disciplinare, se prevista. Quanto alle offese, mi sembra evidente che un’offesa accettata equivale a cancellare la figura dell’arbitro, di colui che certifica la regolarità della partita. A tutti i costi.

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