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Nel Napoli di Gattuso hanno vinto gli ammutinati, questi sono i risultati

POSTA NAPOLISTA – Ai giocatori è stato permesso di essere più forti della società. Mertens è la dimostrazione che ADL sbaglia sempre se si ascoltano i desideri di una piazza cialtrona e presepista

Nel Napoli di Gattuso hanno vinto gli ammutinati, questi sono i risultati

Gattuso è come l’amministratore del condominio di Gino Rivieccio: se n’adda ji. Lo sconfittismo azzurro è negli occhi di Gattuso. Il percorso mediocre del suo Napoli sta per compiere un anno. Va bene c’è una coppa Italia. Ma sotto il vestito di questo Napoli, non c’è nulla. C’è l’aurea mediocritas di un allenatore che ci ha messo un anno per confermare che il problema non è la panchina, anche se ci sta mettendo tanto del suo. Per rimpolpare la retorica del gruppo e della fatica ha lasciato ancora sul terreno di gioco gli ammutinati azzurri. Quelli che con una story supercazzolano i tifosi che gongolano, vedendo che girano il caffè come loro.

Gattuso non ha avuto le palle di fare come fece Marcello Lippi, che invero già sentiva puzza di esonero. Fuori a pedate Nela, Francini e Policano. Dentro i freschi Cannavaro, Pecchia e più fiducia a Bia e Gambaro. Si iniziò con uno 0-0, ma quel Napoli giovane aveva fame e verve. Gattuso non ha fatto nulla di controrivoluzionario, di razzente di meraviglioso. Ha accettato lo status quo dettato da ragioni di comodo e da quieto vivere. Ha svestito i panni di ringhio, cercando di essere quello che non è. Non c’è grinta non c’è lotta nel Napoli. Perché ai giocatori è stato permesso di essere più forti della società. Quindi si trotterella e non si morirà nemmeno nella bellezza, bensì nella noia.

Mertens è la dimostrazione che ADL sbaglia sempre se si ascoltano i desideri di una piazza cialtrona e presepista. Non è più il cerbero, senza sentimenti, che sarebbe dovuto rimanere. Il belga ha dimostrato che al Napoli non aveva più nulla da dare. Dopo il record, solo il tributo contrattuale al suo passato. Si è rimasti affezionati ad un giocatore che doveva tornare a fine carriera da dirigente. E invece ingolfa il campo e non sappiamo se che ruolo abbia nello spogliatoio. Magari è anche scontento perché non è più lui il centro di gravità permanente dell’attacco azzurro. Per Insigne non vale lo stesso discorso. Ma è ormai “aspettando Godot”… Non ci si può aspettare nulla da lui. Lo lasci in un modo, sei certo che non lo troverai come la sera prima.

Deludono poi i giovani. Di Lorenzo si dimostra un banale terzino che nel Napoli di Guerini e Simoni avrebbe fatto la sua figura. Bologna, Genova, Firenze andrebbero meglio per lui. Ma è sintonizzato così bene onde della mediocritas gattusiana. Comincia a mostrare limiti di crescita anche Meret. Mai padrone dell’area. Mai voce autorevole. Sicuri che il Friuli produca ancora buoni portieri?

La bipolarità del Napoli potrebbe anche regalare qualche gioia. Ma il futuro ha le stesse tinte che colorano il paese.

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