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Remuzzi: «La partita del virus si decide sugli asintomatici. Non sono tutti uguali»

Al CorSera: «Ci sono quelli che trasmettono il virus e quelli non contagiosi la malattia, ma anche quelli che non sono contagiosi. O quelli che hanno bassa carica virale. Esistono due tipi di immunità diverse».

Remuzzi: «La partita del virus si decide sugli asintomatici. Non sono tutti uguali»

Il Corriere della Sera intervista Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. Spiega perché in Lombardia i contagi viaggino a ritmo più contenuto che nel resto d’Italia, soprattutto al Sud.

«Dove è circolato tanto in passato a me sembra che il virus circoli molto meno e con effetti diversi. C’è una buona dose di immunità diffusa, anche se non possiamo assolutamente considerarla di gregge».

Remuzzi continua:

«Esistono due tipi di immunità diverse che però si possono sommare. Una è quella da anticorpi, di chi ha già contratto la malattia. La media in Lombardia è intorno al 7%, ma nelle zone più colpite tra la Bergamasca e il Lodigiano è di molto superiore. Poi c’è un’altra forma di immunità, altrettanto importante fornita dalle cellule T che sono fornite dalla memoria. Una parte della popolazione potrebbe già essere stata esposta in passato a qualcosa di simile al Covid e il nostro sistema immunitario potrebbe conservarne memoria. Una formidabile macchina per i ricordi, sa riconoscere tutto quello che ha visto. Ad ogni nuovo incontro la memoria si rafforza e si espande grazie alle memory T cells che viaggiano instancabilmente nel nostro torrente circolatorio».

Un caso interessante, spiega, è quello dei bambini.

«Loro hanno più virus nel naso e in gola degli adulti, ma raramente si ammalano e non si è ancora capito se possono contagiare. Potrebbero avere cellule della memoria anche delle vaccinazioni recenti».

I numeri alti dei contagi non devono spaventare. Sono importanti i dati relativi ai ricoveri.

«Credo che non si debba ragionare sui casi di giornata. Molto spesso dipendono dall’aumento di tamponi che si fanno. Più cerchi, più trovi casi, dato che il virus comunque circola in una società tornata aperta. Dobbiamo tenere gli occhi spalancati sull’andamento dei ricoveri. Il 3 aprile in Lombardia c’erano 1.444 persone intubate. Oggi sono 42, e molti sono ricoverati da tempo. Nella fase più critica, da noi moriva il 50% delle persone in terapia intensiva, oggi il 5%».

E’ il contesto ad essere cambiato.

«Se tu hai 80 persone che non respirano da gestire fai fatica a stargli dietro. Oggi invece riusciamo a prevenire, a curare subito. Quello che in primavera non era possibile perché il virus girava da mesi».

Ma la partita, per Remuzzi, si gioca tutta sugli asintomatici.

«E qui che si decide gran parte di questa partita. Perché gli asintomatici non sono tutti uguali. Ci sono quelli che trasmettono la malattia, ma anche quelli che non sono contagiosi. O quelli che hanno bassa carica virale».

 

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