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«La soddisfazione più grande? Quando gli alunni dell’ultimo banco ottengono risultati importanti»

Il CorMez intervista Carlo Mazzone, docente di informatica a Benevento, tra i dieci migliori professori al mondo per il Global teacher prize. «Sta ai docenti saper stimolare i ragazzi, basta seminare con passione nelle loro menti»

«La soddisfazione più grande? Quando gli alunni dell’ultimo banco ottengono risultati importanti»

Sul Corriere del Mezzogiorno un’intervista a Carlo Mazzone, docente di informatica all’istituto tecnico Lucarelli di Benevento. 54 anni, secondo la giuria del “Global teacher prize”, è considerato tra i dieci professori più bravi al mondo. Il 3 dicembre ci sarà la finale che decreterà il vincitore del titolo assegnato dalla “Varkey Foundation”. Mazzone si è qualificato tra i primi dieci su 12mila colleghi di 140 nazioni. Finora non ci era riuscito nessun italiano.

Dice che per lui le persone più importanti restano i suoi studenti. Ed afferma:

«Sono convinto che se si semina con passione nelle menti dei ragazzi si possono davvero ottenere grandi risultati. Tenga presente che questo riconoscimento — e lo dico sul serio — non è merito mio, soprattutto dipende dalla risposta straordinaria che mi hanno dato gli studenti delle classi dove ho insegnato in passato e dove insegno tutt’ora. Ieri mattina, primo giorno di scuola, i ragazzi mi hanno applaudito, ma io ho ricambiato quell’applauso con tutto il cuore perché, ripeto, sono soprattutto loro a decretare il successo di un metodo di insegnamento».

Mazzone si definisce un «digital evangelist». Spiega perché.

«Cerco di essere un divulgatore dell’innovazione digitale. Veda, la principale difficoltà dell’informatica non è tanto nella materia ma in un atteggiamento mentale di prevenzione nei confronti del computer, della macchina digitale che viene vista come un qualcosa di ostico a prescindere. Il primo passo da compiere è far superare agli allievi questa impostazione mentale, questo limite che molti credono di avere e che invece non hanno. Bisogna far emergere le potenzialità che ci sono in tutti i ragazzi. Io mi sforzo di trasmettere soprattutto entusiasmo per il sapere e per ciò che facciamo insieme e, mi creda, la mia più grande soddisfazione è quando anche i cosiddetti alunni dell’ultimo banco ottengono risultati importanti. Perché alla fine le classifiche sulla bravura di un professore sono sempre soggettive e discutibili, il vero riconoscimento arriva in classe quando ti accorgi che i ragazzi sono soddisfatti di quello che stai loro trasmettendo».

Insegna dal 2004. Dice che da ragazzo era una specie di Nerd.

«Da sempre appassionato di computer. Frequentai lo scientifico e poi presi la laurea in informatica. Subito dopo ho lavorato per anni in alcune aziende del Beneventano. Ho cambiato lavoro e azienda e ho maturato una formazione per così dire anche imprenditoriale. Probabilmente questo tipo di preparazione è servita nell’ambiente scolastico».

Con i suoi studenti ha dato vita ad alcune start-up. Una di queste, “Farm animal trade”, sta per diventare azienda. E’ il primo portale specializzato nella compravendita di animali sul territorio. Un’iniziativa sponsorizzata dalla Coldiretti. Ha molta fiducia nei giovani.

«Penso davvero che abbiamo ragazzi straordinari, giovani che, se messi in condizioni di farlo, potrebbero portare il nostro territorio a un livello di grande sviluppo in tutti i campi. Sta a noi saperli stimolare».

Dalle sue parole traspare una grande passione per la sua professione.

«Io amo la mia professione e amo stare a contatto con i ragazzi. In quelle ore per me sono veramente la cosa più importante del mondo. Contano di più di ogni classifica, di qualsiasi riconoscimento. Io sono già onorato di ciò che il Global teacher ha decretato inserendomi nella top ten dei dieci docenti migliori al mondo, ma se arrivassi in cima saprei già come impiegare i fondi del premio: la prima battaglia è contro la dispersione scolastica anche di tipo digitale perché oggi molte famiglie non hanno la possibilità di far preparare i loro ragazzi e metterli in condizione di imparare bene l’informatica. Quindi partirei proprio da questo».

 

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