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Repubblica: il mondo dello Sport in difesa del lottatore condannato a morte in Iran

Il Cio e perfino la Fifa sono intervenuti in difesa di Navid Afkari, wrestler, condannato a morte per un’omicidio che avrebbe confessato sotto tortura

Repubblica: il mondo dello Sport in difesa del lottatore condannato a morte in Iran

Repubblica racconta oggi la storia di  Navid Afkari, 27 anni, iraniano, di mestiere fa il muratore, per hobby il wrestler. È stato condannato a morte perché accusato di aver ucciso a pugnalate un operaio del servizio idrico, Hassan Turkman, nel 2018 durante i moti di protesta antigovernativi a Shiraz.

Dopo aver confessato Navid, con un audio dalla cella, ha spiegato di essere stato costretto sotto tortura e giurato di essere innocente.

Navid non è un grande atleta, ma è diventato ugualmente simbolo della repressione. per cui in sua difesa è nata una grande campagna internazionale del mondo dello sport

 La World Players Association, associazione sportiva australiana, per bocca del suo capo e direttore esecutivo, Brendan Schwab, ha fatto un appello mondiale per far sì che l’Iran venga bandito da tutti gli sport se non annullerà la condanna a morte del giovane Navid. Il Cio che è sempre molto prudente sulle questioni internazionali e che non brilla certo per spavalderia ha dichiarato di essere «estremamente preoccupato» e di sapere che il comitato olimpico iraniano e la federazione nazionale «stanno facendo del loro meglio per trovare una soluzione».
Lo sport dunque non ha più intenzione di scansare i problemi, ma vuole provare ad affrontarli in prima persona
Non è stata muta nemmeno la Fifa. Il governo mondiale del calcio con un tweet dice di «condividere le preoccupazioni del Cio e di molti altri, con la speranza che la sua vita sia risparmiata».
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