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Miozzo (Cts): «Una follia riaprire gli stadi a più di mille tifosi. Ricordiamoci Atalanta-Valencia»

Al CorSera: «Ricordiamoci che cosa è successo con la riapertura delle discoteche. Le Regioni sono andate in ordine sparso e il governo è stato costretto a chiudere tutto. Ora la priorità è la scuola». 

Miozzo (Cts): «Una follia riaprire gli stadi a più di mille tifosi. Ricordiamoci Atalanta-Valencia»

«A chi preme per riaprire gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso. In questo momento abbiamo altre priorità, pensare di riempire gli spalti sarebbe una follia».

Sono le parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, al Corriere della Sera. Il tema è quello della riapertura degli stadi. E’ vero che ai tempi di Atalanta-Valencia non erano in vigore le misure anti-Covid, ma oggi ci sono almeno tre problemi che ostacolano l’apertura degli stadi, spiega.

«Il primo è la vicinanza tra le persone, il momento in cui si esulta, quello in cui si protesta. Poi ci sono gli ingressi, quando ci si accalca alle biglietterie e ai varchi di accesso, e il deflusso. Aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile, il mondo del calcio è troppo importante per il nostro Paese, in previsione di una graduale apertura sarà necessario verificare gli effetti che questi eventi possono causare sulla curva e su quel maledetto indice di trasmissione Rt che a noi preme mantenere sotto controllo. È importante seguire le esperienze degli altri Stati dell’Ue».

Miozzo continua:

«L’Italia è il Paese che ha saputo gestire meglio di tutti l’emergenza, è visto come l’esempio da seguire. Vanificare gli sforzi fatti finora sarebbe da incoscienti. Ricordiamoci che cosa è successo quest’estate con la riapertura delle discoteche. Le Regioni sono andate in ordine sparso e alla fine il governo è stato costretto a chiudere tutto».

E aggiunge:

«L’indicazione di non far svolgere gli eventi sportivi ha avuto, per noi, lo stesso effetto del divieto per i funerali perché si privano i cittadini di momenti importanti per la nostra vita, celebrare momenti di gioia o di dolore. Ora però dobbiamo occuparci di altri aspetti fondamentali per la comunità e la priorità assoluta, quantomeno per noi tecnici, è la scuola».

 

 

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