Lo Spiegel: «È Guardiola il problema? Gli inglesi dicono che pensa troppo»
«È penetrato così in profondità che non può più seguire il calcio». Muller disse: «Negli scontri diretti non era chiaro al 100% quel che stavamo facendo»

L’eliminazione del Manchester City dalla Champions – ad opera del Lione – è ovviamente l’argomento del giorno. Per tutti i giornali internazionali. Di Pep Guardiola scrive anche lo Spiegel. Che fa notare come la prima domanda posta in conferenza stampa è stata sull’arbitro. È stato lo stesso Guardiola ad andare dritto al punto: «Non ce l’abbiamo fatta. Non ce l’ho fatta».
Il tema – scrive il settimanale tedesco – non è la partita col Lione. Il tema è più ampio, riguarda lo stesso Guardiola. «Non si tratta di stabilire se l’eliminazione in Champions sia stata determinata da occasioni sprecate o errori difensivi, si tratta di stabilire se il problema sia Guardiola».
Lo Spiegel ripete più volte questa frase:
I media inglesi definiscono così il problema: “pensare troppo”. Che, tradotto liberamente, significa: pianifica qualcosa così tanto in profondità da perdersi nei propri pensieri. Guardiola, sostengono, tende a complicare inutilmente tutto. Si adatta all’avversario, si discosta troppo da quello che di solito dà alla sua squadra. La critica è rivolta a un punto che fa di Guardiola una figura stimolante per molti. Il 49enne, è un’affermazione comune, sta trasformando il calcio in una scienza. Non si parla più di combattere e vincere, ma della geometria del gioco. Segui le partite di calcio da anni e all’improvviso appare qualcuno che vede la partita in modo diverso. E in qualche modo è come se tu non avessi capito lo sport.
Lo Spiegel cita un articolo di qualche mese fa di “The Athletic” in cui parla un anonimo che è stato al Bayern con Pep. «È penetrato così in profondità che non può più seguire il calcio».
Un concetto che richiama quello dell’ossessione che contraddistingue il libro “Il mio Pep” quando lui vuole a tutti i costi sapere da Kasparov perché non sfidi nuovamente il computer.
Lo Spiegel evidenzia questi numeri: «Il City ha subito sei gol nel girone 2017 contro il Monaco; cinque contro il Liverpool l’anno dopo, quattro contro il Tottenham, ora tre contro il Lione (ma in una sola partita). Una media di 2,6 gol subiti a partita. La media della carriera di Guardiola è 0,81.
Sempre in quell’articolo di “Athletic”, Thomas Müller – che ha avuto Pep al Bayern – ha detto che la grande forza dell’allenatore e della sua idea di gioco è la capacità di dominare gli avversari più deboli. “Alla lunga, Guardiola è il miglior allenatore e le sue squadre sono le più forti”. Però nelle partite a eliminazione diretta, la situazione cambia. “Pep presta molta attenzione all’avversario e ai suoi punti di forza”, dice Müller. È combattuto tra l’adattarsi all’avversario, soprattutto se è particolarmente bravo, e il suo modo di giocare. “A volte quindi non era chiaro al cento per cento quello che stavamo facendo”, ha detto Müller.
Scrive lo Spiegel:
Una squadra che vince costantemente può essere turbata se abbandona improvvisamente il proprio stile di gioco. Questo spiega i passaggi sbagliati di giocatori che difficilmente commettono errori? Anche errori come quello di Sterling?
Per la prima volta nella sua carriera – ricorda lo Spiegel – Guardiola non ha vinto un trofeo importante.
“Un giorno”, ha detto alla fine in conferenza stampa, “saremo in grado di farcela: migliorare e superare i quarti di finale”. Teneva gli occhi bassi.