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La grande paura del cambio modulo: Napoli non accetta altro schema che il 4-3-3

Gattuso sfida una mentalità radicata e infatti sono partiti i primi mugugni. Con Karbownik il Napoli continua a comprare giocare non molto alti (1,75)

La grande paura del cambio modulo: Napoli non accetta altro schema che il 4-3-3

È bastato il primo impegno amichevole del “nuovo” Napoli edizione 2020/21 (pandemia permettendo…) affinché sui vari siti, giornali, social-network e nelle varie trasmissioni sportive ripartisse puntualmente l’atavica discussione su quale sarà il “modulo” utilizzato dal Napoli nella prossima stagione, discussione che vede da una parte coloro che ritengono che a Napoli si può e si deve giocare solo ed esclusivamente in un determinato modo, ritenuto da molti la “panacea di tutti i mali” nonché l’unico sistema di gioco previsto, e che non ammettono né tollerano altre soluzioni tattiche, anzi inorridiscono al solo pensiero che la propria squadra del cuore possa adottare un assetto diverso da quello che loro preferiscono; dall’altro quelli che invece vorrebbero vedere in campo un Napoli più “offensivo”, sacrificando un centrocampista per un altro attaccante.

Ad alimentare la discussione, alcuni articoli di varie testate giornaliste secondo cui Gattuso, al fine di schierare insieme il nuovo arrivato Osimhen e il “beniamino” del San Paolo Dries Mertens (rispettivamente l’acquisto più oneroso e il miglior realizzatore della storia del Napoli) starebbe valutando la possibilità di cambiare “modulo” e di passare ad un 4-2-3-1/4-2-4, pronto a diventare, in fase di non possesso, un 4-4-2, ossia lo stesso sistema difensivo che aveva reso il suo predecessore inviso alla stragrande maggioranza di stampa e tifosi.

Evidentemente il “buon” Gattuso avrà deciso di farsi esonerare e, come si dice in gergo, di “non mangiare il panettone”, dal momento che, a Napoli, se giochi come piace a certa stampa e certi tifosi, sarai difeso ad oltranza anche se perdi 7 partite su 23, se vieni eliminato dal peggior Barcellona degli ultimi 25 anni, se hai una media-gol realizzati abbastanza bassa, se subisci gol in 20 gare di campionato su 23, etc; viceversa se non giochi come dicono loro bastano tre sconfitte per venire sistematicamente insultato, vilipeso, offeso e osteggiato fino all’esonero!

Già sono iniziati, infatti, i “processi mediatici” all’eventualità che il Napoli cambi sistema di gioco e non sono in pochi a chiedersi se il Napoli potrà permettersi di giocare con Osimhen e Mertens, due tra i vari Insigne, Lozano, Politano, Under, Boga o Younes sugli esterni e con solo due uomini in mezzo al campo, di cui almeno uno tra Zielinski, Fabian Ruiz e Elmas e un altro tra Demme, Lobotka ed eventualmente Veretout.

Ovviamente la stragrande maggioranza di giornalisti e tifosi ha già bocciato tale ipotesi, ritenendola una soluzione tattica obiettivamente troppo sbilanciata, e pertanto, improponibile. Eppure in tanti dovrebbero ricordare che l’Inter di Mourinho aveva come esterni d’attacco Pandev ed Eto’o (e spesso uno tra Stankovic e Thiago Motta nei due di centrocampo), il Real Madrid giocava con Cristiano Ronaldo e Bale o Di Maria esterni (con Modric e Kroos nei due centrocampisti), il Bayern Monaco aveva Robben e Ribery (e Kroos a centrocampo) mentre con Guardiola ha giocato anche con Robben, Ribery, Muller e Gotze dietro Lewandowski e il solo Vidal (uno che a Leverkusen giocava trequartista, alla Juve da intermedio di un centrocampo a tre e a Barcellona la scorsa stagione ha giocato spesso da attaccante esterno…) davanti alla difesa, il Chievo di Del Neri giocava con due ali iperoffensive quali Luciano/Eriberto e Manfredini, dietro due prime punte (Corradi e uno tra Marazzina e Cossato) e con Corini (un regista puro) e Perrotta (un intermedio di centrocampo che nella Roma di Spalletti ha giocato da trequartista) in mezzo al campo…

Tutti esempi che smentiscono anche chi, imperterrito, continua a ripetere come un disco rotto che “per giocare con le quattro punte, servono necessariamente due Bakayoko davanti alla difesa” (dimenticando che con un centrocampo privo di “fosforo”, senza un costruttore di gioco ma con due uomini “di quantità”, bravi esclusivamente a rompere il gioco avversario e a recuperare palloni, il rischio che i quattro attaccanti restino isolati davanti e senza rifornimenti è elevato).

Evidentemente in tanti ignorano che nel calcio tutto dipende dalla volontà e dallo spirito di sacrificio dei calciatori: se chi va in campo ha voglia di correre e sudare, allora si può giocare in tutti i modi, se invece è svogliato, preferisce “specchiarsi” e possibilmente non spostarsi troppo dalla propria “mattonella” preferita, si può giocare anche col 7-2-1 e perdere persino con il Casapesenna, e questo perché nel calcio non ci sono dogmi (quelli esistono solo nelle teste di tanti opinionisti da salotto) e i sistemi di gioco contano fino ad un certo punto: quello che conta è la testa dei calciatori e la propria volontà di mettersi al servizio della squadra.

P.S.: stando a quanto riportato da alcuni organi d’informazione sportiva, il Napoli avrebbe praticamente chiuso per Karbownik, terzino sinistro polacco del Legia Varsavia, classe 2001. Altezza 175 cm; evidentemente al Napoli, escludendo le prime punte e i difensori centrali, tutti gli altri se sono alti oltre il metro e 75 non li prendono nemmeno in considerazione! Chi scrive è sempre stato un grande estimatore di Giuntoli e lo ha sempre reputato uno tra i più bravi direttori sportivi ma, francamente, questa sua fissa per i calciatori brevilinei (“da calcetto”) sta iniziando a stancare non poco; si vede che gli esempi dell’Atalanta e, in parte, del Bayern Monaco, due squadre molto fisiche e che abbinano qualità e centimetri, in riva a Golfo non hanno insegnato assolutamente nulla…

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