Il Guardian fa a pezzi la Juventus per Pirlo: «Sperano nel nuovo Guardiola, per ora è una scelta grottesca»
Jonathan Wilson è impietoso: «È il terzo azzardo in tre anni. Cercano due cose incompatibili: il bel gioco e Ronaldo, quindi si sono rivolti a un allenatore che non c'è»

Il Guardian, con una firma piuttosto pesante quale quella di Jonathan Wilson, va giù duro contro la nomina di Andrea Pirlo allenatore della Juventus.
L’inizio dell’articolo è tutto un programma. È la messa in scena del colloquio di lavoro tra Pirlo e la Juventus.
E quali sono esattamente le sue referenze per essere allenatore della Juventus, mister Pirlo?
Ho giocato 119 partite di campionato per il club e ho vinto quattro scudetti.
Capisco. E da allenatore?
Lo scorso agosto mi sono iscritto per prendere il patentino.
Wow. Qualche esperienza rilevante?
Sono l’allenatore della Juventus Under 23.
Grande. E da quanto tempo?
Nove giorni.
E i risultati sono buoni?
Non abbiamo ancora giocato nessuna partita.
Ma le sessioni di allenamento stanno andando bene?
Beh, sono andato a guardare gli under 19 giocare Monza la scorsa settimana.
Eccellente. Il lavoro è suo.
Scrive Wilson
Il mondo dei top-club a volte sembra davvero molto strano. Il calcio è un’industria ossessionata dal denaro e dallo status eppure una società che ricava 400 milioni di sterline annui, nomina allenatore un signore con zero esperienza. L’idea di Andrea Pirlo allenatore della Juventus è seducente. (…) Ma è un azzardo, un qualcosa di grottesco dal punto di vista commerciale.
Scrive il Guardian: “Tutti vogliono credere di essere unici. Tutti vogliono un Pep Guardiola”.
Ma – ricorda Wilson – Guardiola a Barcellona è stato un esempio unico di un allenatore che era l’incarnazione del proprio club. Era un prodotto di quel club. Utilizzava un linguaggio religioso ma era un calciatore molto intelligente che aveva trascorso gli ultimi anni della sua carriera preparandosi ad essere un allenatore: lavorando in Messico con il proprio guru Juanma Lillo, ora suo assistente al City; e viaggiando per il mondo per parlare con i grandi allenatori.
Il Guardian ricorda che anche Zidane, prima del Madrid, aveva guidato il Castilla (oltre – aggiungiamo noi – a fare il vice di Ancelotti al Real). Che Ole Gunnar Solskjær – scelto dal Manchester United – aveva già allenato in Norvegia col Molde e a Cardiff. Lo stesso Lampard è stato sì chiamato dal Chelsea perché ne è stato una bandiera, ma aveva comunque portato il derby ai play-off di Championship.
Wilson infierisce. Ricorda che Pirlo ha un vigneto. E ricorda che nella autobiografia scrisse: «Non scommetterei un solo centesimo su di me allenatore». Definì il riscaldamento pre-partita una masturbazione mentale degli allenatori.
Ma il problema – scrive – non è Pirlo, è la Juventus. È il loro terzo grande gioco d’azzardo in due anni.
Il primo è stato l’acquisto di Cristiano Ronaldo acquistato a 33 anni con uno stipendio annuale di 31 milioni di euro. Il secondo è stato il licenziamento di Allegri nonostante cinque successivi titoli di campionato e la conseguente nomina di Maurizio Sarri (…). Visto che la Juve apparentemente vuole due cose incompatibili – bel gioco e Ronaldo – per qualsiasi allenatore, perché non rivolgersi a un allenatore che non esiste ancora? In particolare quando quell’allenatore è elegante e appetibile dal punto di vista commerciale.
Scrive Wilson:
Quando, tre anni fa, hanno lanciato il loro nuovo logo, hanno parlato di andare “oltre il calcio”, di cercare di “aprire dal punto di vista commerciale… a persone che non sono necessariamente interessate allo sport”.
Pirlo può essere un grande successo ma se lo sarà, certamente non sarà stato merito della pianificazione. Pirlo può essere un capriccio romantico o il sogno di un allentaore-brand ma di certo non è una decisione razionale.