Galli: «Bizzarro si discuta di discoteche e non di trasporti. Bisogna scaglionare tutto»
Al Giornale: «A settembre, con le scuole, ci sarà il mondo in giro. Nelle scuole occorrerebbero test pungidito e misurazione della febbre all'ingresso»

Il Giornale intervista Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. Il tema è quello della riapertura delle scuole.
«Più che preoccuparsi per i banchi e per distanziamenti dal successo improbabile, è necessario concentrarsi su prevenzione e sorveglianza sanitaria. Una garanzia totale di sicurezza non esiste. Ci sono momenti in cui i ragazzi finiscono per ammassarsi. Già non è semplice tenerli a freno per cinque ore di lezione in classe, figuriamoci con la mascherina: nemmeno un docente riesce a sopportarla per un’intera mattinata».
Occorrerebbe utilizzare test rapidi, che consentano di identificare facilmente eventuali focolai all’interno delle scuole.
«Ogni plesso scolastico dovrebbe essere sottoposto al pungidito prima dell’inizio della scuola, una sorta di screening che verifica gli anticorpi di personale e studenti e ci aiuterebbe a capire cosa ci possiamo aspettare. Inoltre, andrebbe anche misurata la febbre, almeno all’ingresso di ogni istituto».
E poi bisognerebbe ripristinare la medicina scoolastica.
«Anni fa abbiamo rinunciato alla medicina scolastica e ai programmi di prevenzione di cui si faceva carico e non l’abbiamo sostituita con nulla. È tempo di ripristinare una presenza sanitaria nelle scuole, nell’ambito di una revisione completa della medicina territoriale. Servirebbe certo assai di più dei nuovi banchi».
Galli parla anche delle discoteche.
«Quelle non dovevano essere proprio aperte. Il governo le ha chiuse in ritardo, ma le regioni si sono infilate nelle maglie di un regolamento che aveva previsto delle possibilità di una gestione controllata. Comunque, trovo bizzarro che il tema dominante di questi giorni siano diventate le discoteche mentre c’è ancora poca chiarezza su problemi molto più seri».
Ad esempio, i trasporti.
«I trasporti, ad esempio. A settembre, tra scuole e lavoro ci sarà il mondo in giro. E non ci possiamo permettere assembramenti, bisogna scaglionare tutto, evitare gli affollamenti delle ore di punta. E se non si può fare, bisogna decidere cosa tenere aperto e cosa no. Se non vogliamo finire come Francia e Spagna, che stanno molto peggio di noi e rischiano di andare di nuovo a sbattere, tocca organizzarsi».