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«Una tragedia che poteva essere evitata», il libro di Mennea contro le Olimpiadi del 1972

La moglie racconta a La Stampa: “Si sentiva testimone e da sportivo, credo, tradito. Lo sport aveva fallito la propria missione”

«Una tragedia che poteva essere evitata», il libro di Mennea contro le Olimpiadi del 1972
Minà a Città del Messico quando Mennea conquistò il record del mondo sui 200 metri

Esce in quest’estate senza Olimpiadi il libro denuncia di Pietro Mennea «Una tragedia che poteva essere evitata», ne ha curato la pubblicazione, dopo la sua morte, la moglie Manuela che intervistata a La Stampa spiega la posizione di Mennea contro quei Giochi che dovevano essere interrotti dopo il massacro in cui un commando dell’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero irruppe negli alloggi destinati agli atleti israeliani del villaggio olimpico uccidendo subito due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica. Un successivo tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayyin e di un poliziotto tedesco.

«Lui dice chiaro che il Cio ha sbagliato, quei Giochi dovevano essere fermati. Ripete i nomi degli undici israeliani uccisi. Continuamente. Erano sportivi, come lui, a Monaco per un sogno. Si sentiva parte della loro esperienza, ha lottato perché i Giochi di Londra, che cadevano a 40 anni dalla strage, li ricordassero. Nel libro ci sono le lettere scritte a Rogge, allora capo del Cio, a Cameron, premier della Gran Bretagna e a Coe, presidente del comitato organizzatore»

Nel libro ci sono anche le risposte, cortesi e partecipi che Menna ha ricevuto, ma senza che nessuno facesse nulla e si degnasse di nominare le vittime in un’occasione ufficiale.

Perché Mennea ha voluto indagare così a fondo quell’anno.

«Lo aveva segnato, la sua carriera ha incrociato un fatto enorme che ha segnato la storia. Si sentiva testimone e da sportivo, credo, tradito. Lo sport aveva fallito la propria missione: essere portatore di valori, mescolare atleti del mondo a prescindere dalla provenienza, proteggere questa identità così speciale»

Oggi Mennea si sarebbe inginocchiato per la parità dei diritti?

«Si sarebbe inginocchiato e oltre».

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