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“Prima la famiglia, poi i soldi”, lo squadrone di atleti che si sono fermati per paura del virus

Basket, Football, Hockey e Baseball, Marca traccia l’elenco dei professionisti che hanno scelto di non tornare in campo per salvaguardare amici e parenti. E sono tantissimi

“Prima la famiglia, poi i soldi”, lo squadrone di atleti che si sono fermati per paura del virus

“Prima la famiglia, poi i soldi”. E così il virus, la paura che il contagio arrivi fino alla propria famiglia, ha imposto una scelta, le priorità. C’è una lunga lista di atleti professionisti, soprattutto negli USA, che ha deciso di negarsi l’opportunità di tornare a lavorare, a gareggiare, a giocare.

La riassume Marca. Il baseball, l’MLB, è ha dato fiducia alla gestione della pandemia del governo degli Stati Uniti, e gli è andata male. Quattro giorni dopo il riavvio del campionato, il calendario è saltato in aria dopo un’ondata di positivi nei Miami Marlins. I campionati più importanti, NBA, MLB, NFL e NHL contano uno squadrone di reprobi, professionisti che hanno scelto di fermarsi per sicurezza.

L’NBA riparte domani. Lo farà senza diversi giocatori, anche molto importanti. Come Avery Bradley deo Lakers, sostituito da J.R. Smith. O come Davis Bertans, o Trevor Ariza. E poi Spencer Dinwiddie e DeAndre Jordan, risultati positivi al coronavirus a giugno. E Wilson Chandler, Willie Cauley-Stein, DeMarcus Cousins ​​e Víctor Oladipo.

Nel baseball i casi più sorprendenti. Ian Desmond, dei Colorado Rockies, rinuncia a 5 dei suoi 15 milioni all’anno pur di non giocare. Il lanciatore David Price è stato uno dei protagonisti dell’inverno per i Los Angeles Dodgers. Nello stesso ruolo Mike Leake dei Diamondbacks, il primo giocatore ad annunciare la sua assenza per motivi familiari. E poi ancora Ryan Zimmerman, Joe Ross, Buster Posey, Félix Hern, Andez e Nick Markakis, Tyson Ross, Michael Kopech e Jordan Hicks.

La NFL, il football americano, torna in campo l’11 settembre. Una manciata di giocatori ha già abbandonato la competizione e c’è ancora tempo per aumentare la lista che conta gia 25 giocatori rinunciatari. Secondo l’accordo sindacale raggiunto, i giocatori che non giocheranno volontariamente riceveranno uno stipendio di 150.000 dollari. Sono De Anthony Thomas e Andre Smith (Baltimore Ravens), Star Lotulelei (Buffalo Bills), Maurice Canady e Stephen Guidry (Dallas Cowboys), Devin Funchess (Green Bay Packers), Eddie Vanderdoes (Houston Texans ), Laurent Duvernay-Tardif (capi di Kansas City), Dont’a Hightower, Dan Vitale, Brandon Bolden, Najee Toran (New England Patriots), Chance Warmack (Seattle Seahawks), Anthony McKinney (Tennessee Titans).

Quelli considerati “a rischio” guadagneranno invece 350.000 dollari: Michael Pierce (Minnesota Vikings), Marcus Cannon (New England Patriots) e Caleeb Bradley (Washington).

I New England Patriots, per un motivo o per l’altro, hanno perso sei giocatori. L’ultimo, e uno di quelli sorprendenti, è Hightower, che ha detto: “Io e la mia fidanzata siamo più preoccupati della nostra famiglia che del football, specialmente dopo l’arrivo di nostro figlio”.

Tra i campioni, c’è il caso di Laurent Duvernay-Tardif che non giocherà per fare il medico in prima linea: “Essere in prima linea mi ha dato una prospettiva diversa su questa pandemia e sullo stress che esercita sul nostro sistema sanitario. Non posso permettermi di trasmettere il virus nelle nostre comunità solo per praticare lo sport che amo. Se devo correre dei rischi, lo farò prendendomi cura dei pazienti”.

Anche la NHL, l’hockey su ghiaccio americano, riparte in “edizione straordinaria”: dall’1 agosto in due sedi, a Toronto ed Edmonton, con differenti “bolle”, perché le sedi nordamericane non sono state ritenute sicure. La maggior parte dei giocatori ha scelto di tornare alla competizione, ma ci sono anche delle eccezioni: Karl Alzner (Montreal Canadiens), Steven Kampfer (Boston Bruins), Mike Green (Edmonton Oilers), Roman Polak (Dallas Stars), Sven Baertschi (Vancouver Canucks) e Travis Hamonic (Calgary Flames).

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