Alla Gazzetta dello Sport: «Da quarant’anni i calciatori vengono considerati ricchi e viziati, ma sono loro che vanno in campo e rischiano. Ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello e ai tifosi ha dato fastidio».
La Gazzetta dello Sport intervista Marco Tardelli. Si riparte, ma sotto il segno della fortuna, dice. Quanto è stato fatto perla sicurezza e la salute dei giocatori «non basta per avere certezze».
Non è giusto dire che si faccia più per i calciatori che per la gente comune, o comunque non è colpa dei giocatori.
«Purtroppo da quarant’anni c’è un sistema che considera i calciatori come ricchi e viziati e in tutta questa emergenza mi sembra siano stati lasciati un po’ soli. Sono state fatte delle lotte, ma non quelle giuste. In campo ci vanno loro, sono loro quelli che rischiano. E vogliamo parlare di chi ha il contratto in scadenza a giugno e ora deve rincorrere accordi individuali per giocare? Si è parlato molto meno di questo che degli orari delle partite».
Troppi litigi sul calcio.
«Ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello e alla gente questo ha dato molto fastidio: tanti tifosi non avrebbero voluto ricominciare».
Tardelli spiega anche lo stato d’animo dei calciatori.
«Alcuni volevano riprendere, altri no, anche fra loro poca armonia e un po’ di confusione. Quelli di Serie A sono andati per conto loro, alcuni capitani spingevano per non giocare, altri non volevano farsi toccare lo stipendio. Sui tagli non c’è stato un accordo collettivo, si è lasciato che ogni club decidesse per i suoi tesserati: credo che l’Aic dovesse puntare un’intesa che stabilisse tutele uguali per tutti».
Sul calcio della Bundesliga:
«Calcio un po’ playstation, sicuramente non quello di prima: attenzioni diverse, meno durezza, meno aggressività, meno tensione».
Anche in Italia, forse, all’inizio sarà lo stesso.
«Magari piano piano certe remore spariranno. Ma non dimentichiamo – non a caso il ministro Spadafora l’ha detto più volte – che non tutti i giocatori volevano riprendere».
Sull’algoritmo di Gravina.
«E’ l’ipotesi che mi ha divertito di più, ma mi è sembrato più che altro un annuncio ad effetto, un po’ la ricerca di un colpo a sorpresa. Non mi convince, come i playoff e i playout, ma alla fine se ne può anche discutere».