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La Cassazione inchioda l’ex ad di Spea: “Istigò i sottoposti a falsificare i report sul Morandi”

Respinto il ricorso del manager sull’inibizione per un anno dai pubblici uffici e dall’attività professionale. Quella di Spea, per i giudici, era “una vera e propria scelta strategica aziendale di contenimento dei costi”

La Cassazione inchioda l’ex ad di Spea: “Istigò i sottoposti a falsificare i report sul Morandi”

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà.  Il dirigente è indagato per il crollo del Ponte Morandi e per la questione dei falsi report sulla manutenzione del viadotto sul Polcevera, e non solo di quello. La sentenza della Cassazione, riportata da Repubblica Genova, è lapidaria. Definisce la falsificazione dei report

“una vera e propria scelta strategica aziendale di contenimento dei costi di verifica, controllo e manutenzione di strutture essenziali per la rete viaria nazionale”.

Galatà era stato sospeso per 12 mesi sia dai pubblici uffici che dall’esercizio dell’attività professionale. Aveva fatto ricorso, che ora si è visto respingere con 14 pagine di motivazioni. Non solo. Il quotidiano scrive che la sua posizione si è addirittura aggravata, poiché si configurano condotte non più solo “omissive”, ma “commissive”.

Galatà, si legge nella sentenza,

nella sua posizione di vertice, più volte informato della situazione di incompiutezza delle verifiche” anche “dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova” ha “avallato la strutturale mancanza di verifiche effettive, consentendo e anzi sostanzialmente indicando ai suoi sottoposti di violare la disciplina dei controlli ingegneristici e di sicurezza insiti nel contratto di concessione per la manutenzione di cui era contraente Aspi che si serviva di Spea per l’esecuzione”.

 

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