Al CorSera: «Su Zoom, durante la quarantena, non si è fatto vedere. Dice di stare bene ma non è al livello dei compagni. Giocare per i morti? Non confondiamo i piani. Il pallone è una cosa, la vita un’altra»
Il Corriere della Sera intervista l’allenatore del Brescia, Diego Lopez. Si dice deluso da Mario Balotelli, al quale aveva affidato la fascia da capitano.
«Pensavo che giocando nella sua città potesse dare tanto. Aveva tanto da dare, ma doveva fare di più, molto di più. I fatti sono questi. Quindi è normale che sia deluso. Per Mario mi sono speso molto, ma da lui pretendevo e pretendo altrettanto».
Ognuno è artefice del suo destino, spiega.
«Io credo che ognuno sia padrone del proprio destino, ma non a parole. Con i gesti. Mario si allena da solo perché i suoi compagni hanno fatto un percorso che lui non ha fatto. Era facoltativo, va bene, ma il gruppo ha preso una strada e lui un’altra. Su Zoom, durante la quarantena, non si è fatto vedere. Anche se lui dice di stare bene, non è al livello dei compagni. Ora deve recuperare, punto».
Se giocherà ancora o no dipende solo da lui.
«Ma così, no. Serve un’altra testa».
Lopez parla anche dei morti di Brescia, città martoriata dal Covid.
«Credo non vadano mescolate le cose. Ci vuole molto rispetto per quanto è successo, per chi ha sofferto davvero. Dobbiamo giocare per noi stessi, per la maglia, per i tifosi, perché è il nostro lavoro. Ma non confondiamo i piani. Il pallone è una cosa, la vita un’altra».
E su Cellino, che molti dicono faccia le formazioni al posto dell’allenatore.
«L’ho avuto tanti anni, prima come giocatore e ora come allenatore. Gli piace parlare di calcio e ne capisce, se ne intende. Il confronto c’è, quotidiano. Ma la formazione la faccio io».