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Post-quarantena, indosseremo la mascherina col risvoltino?

Un quarantenne in quarantena – Il distanziamento sociale lancia il nuovo ballo dell’estate: la “capoeira dell’anziano”. E in attesa della visita dei congiunti si preparano pastiere di recupero e cassate anticipate

Post-quarantena, indosseremo la mascherina col risvoltino?

Ecco, lo sapevo, una settimana intera a fare pensieri sulla fase 2 e poi bastano 20 minuti, in giro, di sabato mattina, per capire che è tutto più confuso di quanto ipotizzassi. Partiamo dall’inizio.

Rai fiction: “Il Conte Giuseppi di Rivombrosa”.

Previously: un uomo, travestito da avvocato, si introduce a palazzo Chigi, scoppia una pandemia e lui deve gestire la cosa. Dentro è tormentato dal timore di non potersi più acconciare il fazzoletto nel taschino a causa delle nuove regole igienico-sanitarie.

Nel finale della prima stagione Conte è seduto, si avvicina ad un microfono protetto da una retina per limoni di Sorrento e spiega al Paese la fase 2.

A questo punto la macchina da presa si sposta su tre tra i 60 milioni di comparse di questo Paese.

La vecchia… Capisce che uscirà solo coi piedi avanti, ma prima potrà vedere i congiunti, (qualunque cosa siano). Con riflesso pavloviano prepara pasta al forno, lasagne, pecore mbuttunat, pastiera di recupero e cassata anticipata (che non si sa mai).

Il bambino… Ha 9 anni, indossa gli occhiali, ostenta ipocrita tristezza alla notizia che non andrà a scuola fino a settembre, poi entra nella sua stanzetta, l’immagine si fa sfocata, parte una musica in sottofondo: “mentre la tv diceva, mentre la tv cantava, suonala perché è tropicana je”, e la sua voce che dice: “non volevo solo saltare la scuola, volevo il potere di farla chiudere per sempre”.

L’avvocato quarantenne, lui è alla scrivania, ormai ha più capelli bianchi che capelli. “Forse torno allo studio” pensa, ma il Tribunale è chiuso, là devono ancora capire che cosa è il covid 19. C’è un informatico, barricato al 22° piano della torre A, che è alla 28esima scansione del pc di una cancelleria e niente, non c’è traccia del pericoloso virus.

Passa qualche giorno, malumore a quintali. Poi sabato esco, da solo, per andare in un centro di analisi a ritirare dei referti. Per strada molta gente, molti, quasi tutti con la mascherina, qualcuno la indossa con il naso fuori, qualcuno ci infila storta la sigaretta, qualcuno maledice l’universo ma le parole gli restano attaccate al filtro. Aspetto con ansia il primo che la metterà con il risvoltino.

Entro nel centro, e assisto a quello che, sono certo, sarà il nuovo ballo dell’estate: “la capoeira dell’anziano”.

Funziona così: nel centro fanno entrare in pochi e li fanno disporre a distanza di sicurezza, almeno in partenza, ma l’anziano, più di altri, deve muoversi, ha sempre una qualche urgenza ed inizia a “sbariare”. Si avvicina ad un altro anziano che all’inizio ascolta, ma poi si ricorda del metro di distanza e si sposta anche lui verso un altro, e così via in una danza senza musica, dove si alternano i “lievt a cuoll” e “i dimmi tutto”.

Dopo questo spettacolo mi avvio verso casa e sudo. Sudo perché non ho ancora fatto il cambio di stagione, ma anche per colpa della mascherina. Non dite che è una cazzata, tra poco qualche ex premio Nobel avvinazzato mostrerà uno studio che conferma quanto dico.

Cammino ed affanno, riesco solo a pensare alla tuta dimagrante che andava molto negli anni 80. La indossavi e sudavi come un suino fino a diventare disidratato come il purè in scatola… Ecco, la mascherina è la tuta 2.0, senza considerare che nel mio caso procedo anche con le lenti appannate.

Alla fine il mostro finale: le scale mobili di via Morghen chiuse. Il primo pensiero che faccio è “ma perché? Oggi non gioca il Napoli, dunque perché le hanno chiuse?” Decido di raggiungere i tizi dell’Anm nella funicolare di Montesanto, la risposta è quella di ordinanza: “Chiuse per carenze di personale, ma lunedì torneranno tutti e le riapriremo, forse…”

Ed io penso, “questo uomo è un indovino”. Ma come può farci paura il virus in questa città?

Come al solito qualche domanda arrivata in redazione:

D. “Ciao, mi chiamo Laura, Conte non è stato molto chiaro domenica, non ho capito bene quando riaprono gli estetisti, ormai ho peli ovunque, mi stanno crescendo persino i baffi, che posso fare, è anche imbarazzante con mio marito”

R. “Ciao Laura, niente paura, a questo problema ci ha già pensato il Comune, con una semplice mail all’anagrafe potrai cambiare il tuo nome in Gavino”.

D. “Ecco lo sapevo, da lunedì di nuovo tutti in mezzo alla strada, nessuna regola, ognuno fa quello che gli pare mettendo a rischio se stesso e gli altri, ma ti pare normale?”

R. “sì, questa città ha bisogno di continuità, avanti così”.

Ed infine ci scrive un sindacalista:

D. “Oggi è il primo maggio, una festa importante: la festa del lavoro, dei lavoratori, dei diritti, eppure mi sembra tutto passato, finito, privo di concretezza, cosa possiamo fare noi per rendere giustizia a questa data?”

R. “Per favore, vai anche tu su change.org, ho avviato una petizione da titolo -trasforma il primo maggio dalla festa dei lavoratori alla festa dei cinghiali-, così almeno la smettiamo con le cazzate.

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